Un commentatore di Borsa non avrebbe dubbi: UniCredit più che “unlocked” – come recita in copertina il piano strategico triennale presentato ieri – è stato “unleashed”. L’amministratore delegato Andrea Orcel ha letteralmente “scatenato” il titolo in una Piazza Affari da giorni in  ritirata ansiosa, come tutte le Borse europee. UniCredit ha risuperato la soglia dei 12 euro: +10%  lo spunto quotidiano, ma  il recupero è del 60% rispetto ai minimi di inizio anno, quando il banchiere italiano – cresciuto però nella City – è salito in cima alla Tower di piazza Aulenti.



Per lui, forse, un pezzo di missione è già compiuto: e non è detto che i mercati abbiano voluto premiare – neppure troppo sommessamente – l’esser riuscito ad aprire e richiudere, nel frattempo, l’insidioso dossier Mps. Con rapidità e scioltezza: nonostante dall’altra parte del tavolo ci fosse il Governo Draghi, premuto dall’Antitrust Ue.



Il predecessore Jean Pierre Mustier – ricapitalizzando UniCredit con 13 miliardi e vendendo il vendibile (dalla polacca Pekao a Fineco fino all’ultima quota rilevante di Mediobanca) – aveva spinto il titolo fino a 18 euro, ma non aveva saputo chiudere il cerchio con un’aggregazione internazionale (candidata naturale sembrava la francese Société Générale). Poi la svolta politica in Italia aveva tuttavia destabilizzato lo spread, terremotando anche le chip bancarie. Il piano Orcel, riparte ora da qui: certamente con le mani libere sul fronte Mps, ma in fondo anche dagli assilli di M&A domestico. Orcel non ha escluso del tutto operazioni straordinarie (“se aumentano la redditività”), ma è chiaro che il pressing mediatico su nozze ponte con BancoBpm poco potrà contro la risposta convinta dei mercati a un masterplan concentrato sulla crescita interna. Con due direttrici strategiche annunciate per mantenere la grande promessa fatta ai mercati (16 miliardi di valore da distribuire agli azionisti fra il 2022 e il 2024).



La prima è la digitalizzazione: sulla quale il nuovo Ceo ha già puntato una carta pesante, chiamando la manager cinese Jingle Pang. Su questo fronte è  prevedibile che verranno “investite” molte delle 1.500 assunzioni annunciate nell’arco del piano, a bilanciare in parte le 3.000 uscite preventivate.

La sfida più ambiziosa per Orcel – banchiere d’affari per formazione ed esperienza – appare però certamente il rilancio di UniCredit nel suo core business. Un cammino che – nel piano – prende le mosse fra due binari: uno segnato dagli obiettivi di risparmio di costo e di progresso dei ricavi; l’altro è ancora intangibile, attorno a due parole-chiave: “potenziamento” delle “comunità”. Anzitutto le “tribù” di clienti, in Italia e Germania; ma non meno importante appare la “famiglia” dei dipendenti UniCredit, da cui il nuovo amministratore delegato spera di “richiamare” competenze e risorse forse dormienti da tempo. Anche perché è da tempo che all’Azienda-Paese manca un pezzo importante come UniCredit. Da cui – forse – potrà essere distribuito anche qualche “dividendo di sistema”.

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