I lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta-bis sul sistema bancario proseguono da oltre due anni in modo semi-clandestino. Ben diversamente era accaduto per la Commissione Casini: in azione per meno di un anno fra il 2017 e 2018 e per la fine della legislatura, ma andata in archivio come serial politico-mediatico di buon successo. La polemica sul ruolo dell’allora ministro sottosegretario alla Presidenza Maria Elena Boschi nel salvataggio di Banca Etruria piuttosto che la riconferma stessa del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco hanno avuto la commissione come crogiuolo, amplificatore, bussola dell’agenda politica generale. Certamente non ha fatto minima luce, la commissione “originaria”, sui profili critici del sistema finanziario nazionale dall’uragano del 2008 (e forse anche da prima), ma ha avuto almeno il merito di portare la rilevanza della questione bancaria su una ribalta istituzionale propria.
Che la commissione parlamentare d’inchiesta – almeno in Italia – sia un format ibrido e limitato è noto da prima che il modello venisse applicato al terreno finanziario: forse il più complesso e insidioso. I poteri giudiziari sul terreno inquirente sono strumento estremamente delicato da maneggiare da parte di una quarantina di parlamentari assortiti, impegnati a tempo molto parziale nella commissione. Sicuramente la commissione-bis presieduta dalla senatrice M5S Carla Ruocco ne ha fatto finora uso parco e politicamente indolore: non si ricorda la luce dei fari mediatici neppure per la convocazione del Ceo di UniCredit, Andrea Orcel, nei giorni decisivi della trattativa con il Mef per il salvataggio finale di Mps. Un appuntamento, comunque, a evidente “orologeria” da parte di una “sovrastruttura istituzionale” che pare utilizzare la sua semplice esistenza “a oltranza” per marcare una molto presunta “vigilanza democratica” su un settore strategico, crocevia di molti poteri.
È così che pare essere maturata anche una doppia convocazione di inizio 2022: quella del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e quella dei vertici dell’Acri, l’associazione delle Fondazioni bancarie. Visco dovrà rispondere di un caso sollevato in tv da “Report” sulla base della testimonianza di un ispettore-whistleblower di Bankitalia:: la presunta scarsa supervisione di via Nazionale sulla vendita di diamanti alla clientela da parte di alcune grandi banche. Sulle Fondazioni la commissione Ruocco è stata presumibilmente allertata dalle mosse di un singolo Ente: la Crt, che dopo esser stata a lungo partner di Edizione in Atlantia si è ora associata a Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone nella scalata ostile alle Generali.
Non c’è dubbio che entrambi i casi d’attualità siano tutt’altro che marginali: esattamente come non lo era e non lo è quello riguardante la morte di David Rossi, l’ex capo della comunicazione di Mps. Su quest’ultimo caso è stata costituita un’ennesima commissione parlamentare d’inchiesta: già puntualmente indirizzata nel ruolo di sponda istituzionale alla giustizia mediatica. Quella che regole appena approvate – e lo stesso progetto di riforma a del Csm in cantiere presso il ministero della Giustizia – vorrebbero ridimensionare nei suoi profili anomali.
L’inizio “a orologeria” del quarto anno di attività della Commissione Ruocco rischia di rivelarsi una delusione per tutti: per gli appassionati dello scandalismo e della “giustizia popolare”; per i difensori di un parlamentarismo serio ed efficiente; e non da ultimo per coloro che hanno davvero a cuore il presente e il futuro del sistema bancario. Non solo l’uso strumentale delle narrazioni d’occasione sul suo passato recente o remoto.
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