Dal rapporto della Federal Reserve emergono due notizie sullo stato di salute delle banche Usa, una buona e una cattiva. La prima è che tutte le tutte le principali banche americane, che sono 23, hanno superato lo stress test annuale eseguito per valutare la loro capacità di affrontare un’eventuale grave crisi finanziaria o una grave recessione del Pil. La brutta notizia è che il costo sarebbe elevato per i loro bilanci. Infatti, il rapporto della vigilanza Fed evidenzia che perderebbero circa 541 miliardi di dollari in un ipotetico “scenario economico apocalittico”. Ma il governatore Jerome Powell precisa che comunque avrebbero capitale sufficiente per assorbire le perdite.



Pertanto, tutte sono «ben posizionate per far fronte a una grave recessione e per continuare a concedere prestiti a famiglie e imprese anche in una grave recessione», riporta Domani. Nessuna indicazione sulle piccole banche locali e quelle regionali di medie dimensioni, non incluse in questi test. In generale, queste banche sono coinvolte in meno controlli di vigilanza dopo la riforma voluta da Donald Trump che ha ammorbidito la legislazione Dodd-Frank introdotta dopo la crisi del 2008. Michael Barr, vicepresidente della Fed, ha commentato: «I risultati confermano che il sistema bancario rimane forte e resistente».



FED VERSO RIALZO TASSI INTERESSE: VERSO RECESSIONE

In effetti, dopo il fallimento della Silicon Valley Bank, i risparmiatori sono diventati più attenti riguardo la solidità delle banche dove collocano i loro risparmi o la liquidità delle aziende tecnologiche. Nel frattempo, sono fallite altre banche regionali Usa come Silvergate e Signature, c’è stato il salvataggio di First Republic e JpMorgan Chase ha annunciato l’incorporazione del gruppo californiano arrivato al limite del fallimento a causa della fuga dei correntisti per 100 miliardi di dollari contro i 40 usciti dalla Silicon Valley Bank.



Nel frattempo, il presidente della Fed, Jerome Powell, ha ribadito che le politiche monetarie resteranno restrittive per contrastare l’inflazione. «Abbiamo alzato i tassi di 500 punti base in un anno e abbiamo ancora dei rialzi da fare». Non è chiaro quando, ma ci si aspetta un rialzo di 25 punti base al range 5,25-5,50 per cento a luglio. Powell, chiamato a trovare un equilibrio tra lotta all’inflazione e stabilità finanziaria, ha assicurato che «il mercato del lavoro è solido e stimola i consumi», precisando che in questa situazione «una recessione è possibile, ma non è lo scenario più probabile».