Che fine hanno fatto i banchi a rotelle? Una domanda che molti si stanno ponendo nelle ultime settimane, alla luce dei 95 milioni di euro (dati emersi solo di recente), spesi per il loro acquisto. Sarebbero dovuti servire per permettere agli studenti di tornare a scuola in presenza, ma non sono serviti al loro scopo e non sono mai entrati in azione. A ormai quasi un anno dal loro acquisto, come riferisce Repubblica, si può tranquillamente parlare di clamoroso flop, a cominciare dal fatto che i banchi a rotelle sono stati utilizzati dagli studenti più come auto-scontro, come si vede in numerosi video comparsi sui social, che come postazione di studio.
C’è poi da fare i conti con un magazzino di Pomezia, dove vi sono diecimila postazioni impolverate, e altre novemila in Veneto: le prime sono state consegnate e poi accantonate, le secondo sono invece state restituite e quindi incelophanate e abbandonate a se stesse. Cosa dire poi delle lamentele degli studenti, che hanno riscontrato dolori alla schiena, trovando i banchi a rotelle scomodi. Infine i due aspetti forse più disarmanti di questa vicenda: i 95 milioni di euro spesi di cui sopra, e le diverse denunce giunte alla Corte dei conti e alla Guardia di finanza.
BANCHI A ROTELLE FLOP, 50% INUTILIZZATI: “STIMA CORRETTA”
Come dicevamo, è possibile ora tirare le somme di quello che è stato un clamoroso flop, visto che il 50 per cento delle sedute non è stato utilizzato, per uno spreco di circa 50 milioni di euro, così come confermato da una fonte ministeriale qualificata a Repubblica: «Sì, è così. Tra quelle che i dirigenti scolastici hanno chiesto e poi abbandonato, quelle tuttora imballate perché gli istituti di destinazione erano in zona rossa dunque vuoti, quelle messe fuori dalle classi, la stima appare corretta». A complicare ulteriormente il quadro, il fatto che dei 2.4 milioni di banchi a rotelle commissionati per il settembre 2020, solo pochi avevano fatto la loro comparso all’inizio dell’anno scolastico, con la consegna che viene poi completata a novembre. «Possono andare bene per i laboratori, gli auditorium, meno per le classi – spiega Roberta Fanfarillo, responsabile scuola Cgil – sono la cosa più lontana dalla didattica frontale». Chissà che a questo punto non trovino un nuovo impiego, ma di banchi a rotelle nelle aule di scuola è probabile che non ne vedremo mai più, pandemia o meno.