Quando lo scorso 24 febbraio, la Russia ha dato il via all’invasione dell’Ucraina con conseguenze devastanti, è emersa di nuovo la stessa preoccupazione e consapevolezza di due anni fa.

Esattamente il 24 febbraio 2020, all’inizio della pandemia, Banco Alimentare affermava in un suo comunicato: “Vogliamo che chi vive in situazione precaria possa continuare a sperimentare sostegno e vicinanza anche in una situazione di emergenza … siamo ancor di più impegnati con la nostra ordinaria operatività al diffondersi di una cultura della solidarietà rispettosa del bene dell’altro e capace di accoglienza”. Ovvero: era e resta fondamentale la necessità di continuare a svolgere il proprio compito cercando il più possibile di rispondere alle crescenti esigenze e bisogni delle tantissime persone di colpo in situazione di difficoltà.



Tutti i dati disponibili e i più importanti osservatori dicono che il bisogno è destinato inevitabilmente ancora a crescere e certamente la dizione “nuovi poveri”, coniata durante la pandemia, è destinata a diventare ancor più attuale ora, per le conseguenze economiche e sociali di questa guerra che riguarderanno tante persone in tanti Paesi, non escluso il nostro.



La Fao informa che i prezzi mondiali dei prodotti alimentari hanno raggiunto i livelli più alti di sempre e ricorda che Federazione Russa e Ucraina, insieme, hanno rappresentato negli ultimi tre anni circa il 30 e il 20% delle esportazioni mondiali, rispettivamente di grano e mais. L’Istituto Studi Politica Internazionale ricorda che l’Egitto è il primo importatore al mondo di grano. Il 50% del suo fabbisogno proviene dalla Russia e il 30% dall’Ucraina. Altri Paesi a forte rischio sono Tunisia, Algeria, Marocco, ma tutta l’Africa risentirà pesantemente della situazione.

La Bce dice che la situazione attuale è connotata da “incertezza eccezionale, che non può essere quantificata”, tenendo conto che la guerra costituisce “uno shock stagflazionistico – ovvero ipotesi di alta inflazione ed economia stagnante o in recessione”. Bankitalia vede, nello scenario di una interruzione dei flussi del gas russo compensata solo in parte da fonti alternative, “l’inflazione che si avvicinerebbe all’8% nel 2022”.



Inoltre centri studi e di ricerca affermano che per energia elettrica e gas la maggior spesa annua per nucleo familiare rispetto al 2021 sarà di +1.444 euro annue pari al +80% e sono attese morosità negli affitti, spese condominiali e rate dei mutui. Secondo Fondazione Utilitatis, il numero di famiglie in povertà energetica stimato per il primo trimestre 2022 è pari a 3,4 milioni.

“La situazione di incertezza sul fronte economico e sociale che la guerra ha aperto… potrebbe determinare un pesante impatto sulla produzione industriale, sulla crescita economica, sui livelli occupazionali e, quindi, sulla tenuta sociale del Paese”. Così il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, in occasione della celebrazione dei 170 anni di vita della Polizia di Stato. E del resto, non dimentichiamo che Istat non solo ha certificato che le persone in povertà assoluta sono passate nel 2020 da 4,6 a 5,6 milioni, mantenendosi poi al medesimo livello anche nel 2021, nonostante la crescita eccezionale del Pil, ma ha pure osservato che tale numero sarebbe sceso di 350mila unità in assenza di inflazione, che lo scorso anno è stata dell’1,9%. Quanti potranno essere allora i poveri in più nel nostro Paese con una crescita ormai quasi esclusa e una inflazione fortemente crescente?

Di fronte a questo scenario, a questo crescere dei tantissimi bisogni, la tentazione potrebbe essere quella, da una parte, dello sconforto oppure di pensare che occorrerebbe fare molto altro rispetto a quella che è la nostra attività quotidiana, “ordinaria”.

Oggi come allora, e come sempre, restiamo invece convinti che rimanere fedeli al proprio compito, al proprio lavoro, continuare a dare il sostegno e il conforto di un aiuto alimentare a chi già era in difficoltà, cercando di rispondere sempre più e meglio anche alle nuove richieste di aiuto che già stanno giungendo numerose dalle 7.600 strutture caritative accreditate con il Banco Alimentare, è contributo fondamentale alla coesione sociale, insieme a tutti gli altri soggetti impegnati ciascuno a fare la propria parte.

Contributo alla coesione sociale e alla pace che si può costruire solo nella quotidianità e non è responsabilità di alcuni ma di tutti, perché, come ha recentemente richiamato Papa Francesco: “C’è bisogno di ‘fare squadra’, di … tessere legami per costruire una società più solidale e fraterna. Perché la pace, di cui abbiamo tanto bisogno, si costruisce artigianalmente attraverso la condivisione…la pace sempre si fa artigianalmente… E come artigianalmente? Con il mio lavoro, con la mia condivisione”.

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