SALTA ANCORA IL VOTO IN UE SUL BANDO DEI MOTORI TERMICI NEL 2035: COSA SUCCEDE

Salta all’ultimo il voto in Ue nella riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti (Coreper I) sullo stop alla vendita dei motori endotermici a partire dal 2035: lo scontro con i diversi posizionamenti avvenuto lo scorso mercoledì 1 marzo aveva portato la presidenza svedese del semestre Ue a rimandare le votazioni degli ambasciatori dei 27 Paesi sull’importante direttiva già votata dal Parlamento Ue ad oggi. Ma l’accordo nelle ultime ore non è stato trovato e così la Presidenza Ue ha provveduto ad un doppio “ko”: niente voto nella riunione degli ambasciatori ma anche stralcio del punto sulle emissioni auto del regolamento “Fit for 55” del prossimo Consiglio Ue previsto il 7 marzo prossimo. Il bando completo di auto a benzina e diesel entro il 2035 ha visto l’Italia del Governo Meloni giocare un ruolo importante nell’opporsi strenuamente contro la decisione “green” che rischia di mandare in pensione definitivamente una delle industrie più importanti del Vecchio Continente, per l’appunto quella dell’auto.



Se fino a qualche settimana fa il Regolamento Ue sullo stop ai motori endotermici sembrava una mera formalità nella sua approvazione tra gli ambasciatori dei singoli 27 – in attesa del vero scontro in Consiglio Ue – in realtà la posizione contraria di Italia e Polonia, seguite dalle riserve di Germania e Bulgaria, hanno portato l’intera partita sul regolamento “green” dall’esito tutt’altro che scontata. L’Italia ha annunciato il suo voto contrario mentre la Germania ha espresso delle riserve legando la sua approvazione finale alla necessità di mettere in campo una misura europea parallela sugli “efuels”. Ricordiamo che la ratifica finale è prevista per il Consiglio Europeo del 7 marzo. «Siamo certamente favorevoli all’elettrificazione dei veicoli leggeri. Non crediamo, tuttavia, che essa debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unico percorso per raggiungere le emissioni zero», è quanto sottolineava solo due giorni fa la nota dell’Italia inviata al Coreper I sullo stop dei motori endotermici dal 2035, «Stabilendo un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% nel 2035 e non prevedendo alcun incentivo per l’uso di carburanti rinnovabili, il regolamento non è in linea con il principio di neutralità tecnologica. Pertanto, l’Italia non può sostenerlo».



GERMANIA CON L’ITALIA CONTRO BANDO MOTORI IN UE, FRANCIA DIFENDE NORMA “GREEN”: GUERRA SULL’AUTO

Arrivando ieri a Bruxelles per il Consiglio Competitività Ue, il Ministro di Imprese e Made n Italy, Adolfo Urso, ha ribadito il no netto del nostro Paese al voto sul bando ai motori benzina e diesel dal 2035: «l’Italia vota contro le regole Ue che vogliono mettere al bando dal 2035 le auto con propulsori termici (benzina o diesel). Lo facciamo come segnale per quanto riguarda tutta l’attività che la Commissione europea farà nei prossimi su una serie di dossier che sono ancora aperti, non soltanto quelli inerenti l’automotive, ma anche quelli inerenti il packaging, piuttosto che l’ecotessile. Dossier nei quali noi chiediamo ragionevolezza». In particolare sul fronte auto, il Ministro del Governo Meloni ribadisce «non vediamo perché debba essere considerato soltanto l’elettrico: non è una religione. è una tecnologia come le altre. E se altre tecnologie, per esempio pensiamo ai biocombustibili, possono permetterci di raggiungere lo stesso obiettivo non si vede perché non dobbiamo utilizzarle». L’Italia con il Governo Meloni sottolinea di voler prendere decisioni pragmatiche e più che possibili unitarie: «siamo un governo pragmatico, che guarda innanzitutto gli interessi nazionali e la sostenibilità dei nostri sistemi sociali, che è conseguenza della sostenibilità dei nostri sistemi produttivi. E vorremmo che altrettanta consapevolezza ci fosse nelle istituzioni europee. L’Europa del futuro non può essere un museo a cielo aperto ma deve essere anche una società industrialmente competitiva, per sostenere il benessere dei popoli europei».



Il Ministro del Made in Italy conclude il suo pensiero sul tema del bando ai motori Ue sottolineando la volontà dell’Italia di attendere la riflessione di altri Paesi «nella piena consapevolezza che per quanto ci riguarda il nostro è innanzitutto un segnale di allarme, una sveglia a tutte l’Europa a non dare nulla per scontato. E a capire che l’Italia c’è, è presente alle istituzioni Ue, come siamo stati oggi, in maniera qualificate e autorevole, perché riteniamo che le nostre posizioni, che questa battaglia non sia la battaglia del governo di Giorgia Meloni ma la battaglia del paese, dell’Italia e io credo anche dell’Europa». Se la Germania con il Ministro liberale Wissing si dice concorde sulle perplessità italiane in merito al Regolamento 2035 messo a punto dalla Commissione Europea, è la Francia a schierarsi in opposizione (ancora una volta) al Governo italiano: «Stiamo lavorando sui dettagli per assicurarci che questo impegno comune che abbiamo preso tutti insieme sullo stop alla vendita di nuove auto con motori a benzina e diesel nel 2035 sia in vigore quando dovrà essere in vigore», ha spiegato il ministro francese per l’Industria, Roland Lescure, arrivando al Consiglio Competitività Ue. «L’industria sta affrontando le sfide, si sta organizzando per trovare il giusto percorso. Ma il percorso dev’essere in linea con l’obiettivo che abbiamo deciso tutti insieme e che i consumatori e i nostri cittadini stanno aspettando», ha rilanciato ancora il Ministro del Governo Macron-Borne.

SLITTA VOTO UE SU EMISSIONI AUTO: ECCO PERCHÈ, L’OBBIETTIVO DELL’ITALIA

Nell’annunciare la posizione dell’Italia, il Ministro dell’Energia e Ambiente Gilberto Pichetto Fratin è tornato a parlare di «carburanti rinnovabili compatibili con i motori termici», sulla scia di quanto già sottolineato da Berlino. Secondo il ministro in quota Forza Italia, «queste soluzioni contribuiranno a una riduzione delle emissioni senza richiedere inattuabili sacrifici economici ai cittadini». Si è giunti ad un nuovo rinvio del tema alla riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti dei 27 perché restava alla fine il forte rischio che una minoranza in blocco affossi il provvedimento: e su questo l’Italia ha lavorato, costruendo bilaterali negli ultimi giorni con Austria, Romania, Repubblica Ceca, e Irlanda.

«Già ora c’è una certa consapevolezza e sono convinto che nel 2024 emergerà nell’Eurocamera una maggioranza più capace di interpretare a fondo gli interessi e gli ideali della nostra casa comune europea», spiega Urso rivelando l’obiettivo del Governo Meloni, ovvero attendere la prossima Commissione Ue che uscirà dalle Elezioni Europee del 2019. Magari proprio con una maggioranza diversa più di effettivo Centrodestra, eliminando l’asse delle ultime due Commissioni tra Ppe e Socialisti.