BANGLADESH NEL SANGUE: LE RIVOLTE DEGLI STUDENTI DA GIORNI INFIAMMANO IL PAESE (NEL QUASI SILENZIO DEI MEDIA)

È una guerriglia a cielo aperto quella che da giorni ormai non sembra avere tregua in tutto il Bangladesh e non solo nella capitale Dhaka (Dacca): nel silenzio quasi totale dei media italiani ed europei, la rivolta di migliaia di studenti contro la più che controversa legge sul lavoro presentata dal Governo autoritario di Sheikh Hasina (figlia del leader fondatore del Bangladesh, Sheikh Mujibur Rahman) sta vedendo cifre ignobili come quasi 200 morti e più di 2500 arresti. La polizia spara letteralmente sulla folla, i centri delle città sono messi a ferro e fuoco, con negozi, case e veicoli letteralmente in fiamme: le proteste prendono appunto luogo dalla legge per le quote del reclutamento nel pubblico impiego, con violenze che si aggiungono alle già consuete proteste contro il potere di Hasina giunta al quarto mandato consecutivo negli ultimi 15 anni.



Dopo aver sparato più volte contro i giovani in protesta, il Governo ha imposto il coprifuoco e interrotto la connessione internet per impedire le testimonianze sulle violenze a Dacca e nelle altre città popolose del Bangladesh: secondo quanto spiegato dall’AGI, la scorsa domenica la Corte Suprema del Paese ha ridotto le quote che riservano i posti di lavoro più redditizi in Bangladesh ad alcuni gruppi vicini al partito di potere, l’Awami League. Tra le vittime e gli arresti vi sono esponenti del Bnp, il partito d’opposizione “Partito Nazionale del Bangladesh”, e pure delle sigle studentesche come “Studenti Contro la Discriminazione” che da giorni non si arrendono in piazza contro il Governo.



COSA STA SUCCEDENDO IN BANGLADESH: RIATTIVATA LA CONNESSIONE INTERNET MA LA PROTESTA NON SI PLACA

Le cifre che arrivano dalle poche notizie esistenti sul Bangladesh sono terribili: 174 i morti accertati, centinaia i feriti con 2500 arrestati di cui 500 solo nelle ultime 48 ore. «La situazione è sotto controllo», spiega il capo dell’esercito, smentito in parte dal leader delle proteste, il giovane Nahid Islam, leader di Studenti Contro la Discriminazione: «Stiamo sospendendo le proteste per 48 ore. Chiediamo che durante questo periodo il governo ritiri il coprifuoco, ripristini Internet e smetta di prendere di mira gli studenti manifestanti», ha detto il ragazzo in ospedale dopo essere stato rapito e menato.



Nella serata di ieri, 23 luglio, il Governo del Bangladesh – Paese a sud-est dell’India sul Golfo del Bengala – ha parzialmente riattivato la connessione internet almeno a Dacca e nella città portuale di Chittagong. L’esercito ha quasi il pieno controllo del centro di Dacca dove negli scorsi giorni si sono concentrate gli scontri maggiori, tra cui anche gli assalti al carcere di Narsingdi con liberazione di almeno 100 detenuti arrestati tempo prima. La riforma al momento non è stata toccata ma le proteste rischiano dopo la “tregua” di queste 48 ore di riprendere se il Governo non avrà cambiato nulla della legge sul lavoro per i dipendenti pubblici. «Revocheremo il coprifuoco non appena la situazione migliorerà» aveva promesso il primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, lo scorso lunedì. L’abolizione delle quote per la maggior parte dei lavori governativi viene visto come l’ultimo di una lunga serie di soprusi del potere centrale, che ora minaccia di eliminare fisicamente i leader di BNP e dei movimenti studenteschi, «lavoriamo per sopprimere questi militanti e creare un ambiente migliore». Secondo Mubashar Hasan, ricercatore presso l’Università di Oslo ed esperto sentito ieri dalla BBC sulla crisi in Bangladesh, la politicizzazione eccessiva di Hasina ha portato in questi anni ad una negazione dei diritti fondamentali di voto ai cittadini graduale, con una «natura dittatoriale del suo regime che ha irritato una larga fetta della società».