Lo spettro della recessione preoccupa, ma in Usa c’è chi spera che le condizioni dei lavoratori peggiorino e che perdano potere sul mercato del lavoro. A fare la clamorosa rivelazione è il sito The Intercept, che ha ottenuto una nota privata recente di un dirigente della Bank of America in cui esprime tale speranza. Facendo delle previsioni ai clienti riguardo le prospettive economiche degli Stati Uniti, il promemoria evidenzia che i cambiamenti nella percentuale di americani in cerca di lavoro «dovrebbero contribuire a far salire il tasso di disoccupazione». Si tratta di un memo risalente al 17 giugno, scritto da Ethan Harris, responsabile della ricerca economica globale per il ramo di investment banking della Bank of America Securities. «Entro la fine del prossimo anno, speriamo che il rapporto tra posti di lavoro disponibili e disoccupati sia sceso ai livelli più normali dell’ultimo ciclo economico», ha scritto.
Questa nota si inserisce nel contesto della spinta della Federal Reserve a “raffreddare” l’economia. La logica è la stessa: gli alti salari stanno portando all’inflazione. La Fed quest’anno ha aumentato i tassi di interesse per la prima volta dal 2018. Storicamente ciò causa recessioni, ed è proprio quello che starebbe accadendo attualmente. Il Dipartimento del Commercio Usa, infatti, giovedì ha annunciato che il Pil è sceso per il secondo trimestre di fila, indicando che potrebbe essere già iniziata la recessione.
“FORTISSIMO SLANCIO DEL MERCATO DEL LAVORO”
Il memorandum del manager di Bank of America esprime preoccupazione per «un mercato del lavoro con una tensione record», aggiungendo che «le pressioni salariali saranno… difficili da invertire. Sebbene in alcune sacche del mercato del lavoro si siano verificati aumenti una tantum, la pressione al rialzo si estende praticamente a tutti i settori, i redditi e i livelli di competenza». La stessa nota ricorda una precedente di Bank of America, risalente al 2021, in cui si avvertiva riguardo un «fortissimo slancio del mercato del lavoro, che suggeriva che l’economia avrebbe non solo raggiunto, ma anche superato la piena occupazione». Alla luce di ciò, il dipendente fa un’amara considerazione: «Oggi, queste tendenze si sono rivelate peggiori del previsto». Come evidenziato da The Intercept, il promemoria è la dimostrazione di ciò che affermava l’economista Adam Smith sulla politica dell’inflazione nella sua famosa opera del 1776, “La ricchezza delle nazioni”. «Gli alti profitti tendono ad aumentare il prezzo del lavoro molto più degli alti salari. I nostri industriali si lamentano molto dei cattivi effetti degli alti salari nell’aumentare il prezzo. … Non dicono nulla sui cattivi effetti degli alti profitti. Tacciono sugli effetti perniciosi dei loro stessi guadagni. Si lamentano solo di quelli degli altri».
BAKER VS BANK OF AMERICA “PROBLEMA NON ESISTE”
Proprio come aveva indicato Adam Smith, Bank of Ameirca si lamenta degli effetti negativi degli alti salari nell’aumento dei prezzi, tacendo però sugli effetti perniciosi degli alti profitti. Un aspetto non di poco conto, se consideriamo il ruolo dei profitti aziendali nell’aumento dell’inflazione. All’inizio del 2020 erano pari all’8,1% dell’economia, al netto delle imposte, salendo all’11,8% del Pil. Se si tiene conto della dimensione dell’economia Usa, ciò equivale ad un aumento di oltre 700 miliardi di dollari di profitti all’anno. Ciò è stata la causa di oltre il 50% dei recenti aumenti dei prezzi. Invece nella nota ci si concentra sull’allettante prospettiva dell’aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve, per rallentare l’economia e “rimettere in riga” i lavoratori. A differenza di quanto indicato nella nota, le pressioni salariali non sono difficili da invertire. «Se si verificasse un’accelerazione continua della crescita dei salari, sarebbe un problema. Ciò significherebbe quasi certamente una spirale salari-prezzi con un’inflazione sempre più alta. Tuttavia, la crescita dei salari [nominali] è rallentata bruscamente, passando da un tasso annuo del 6% a poco più del 4% negli ultimi mesi», ha dichiarato a The Intercept Dean Baker, economista senior del Center for Economic and Policy Research, un think tank liberale di Washington. Pertanto, Bank of America vuole che la Fed aumenti i tassi «per attaccare un problema (l’accelerazione della crescita dei salari) che non esiste al mondo».