BANKITALIA BOCCIA LA MANOVRA DEL GOVERNO: “FISCO, DIPENDENTI PENALIZZATI”

Seppur in termini comunque istituzionali, in più passaggi la Manovra di Bilancio del Governo Meloni è stata criticata e “bocciata” dalla relazione di Bankitalia in audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato stamane, lunedì 5 dicembre. «In Manovra alcune delle misure non connesse all’emergenza energetica presentano aspetti critici che la Banca d’Italia ha più volte segnalato in passato con riferimento a misure analoghe», spiega Fabrizio Balassone, capo del Servizio Struttura Economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia. In particolare, viene rilevata «la discrepanza di trattamento tributario tra dipendenti e autonomi» – attacca Bankitalia nel passaggio su fisco e flat tax – «e all’interno di questi tra quelli sottoposti a regime forfettario ed esclusi, risulta accresciuta». La sussistenza contemporanea di regimi fiscali eccessivamente differenziati tra differenti tipologie di lavoratori in questa Manovra, «pone un rilevante tema di equità orizzontale, con il rischio di trattare diversamente, in modo ingiustificato, individui con stessa capacità contributivo».



In particolare in un momento come quello attuale dove l’inflazione è decisamente elevata, sottolineano ancora da Banca d’Italia davanti alle commissioni riunite in Parlamento, «la coesistenza di un regime a tassa piatta e uno soggetto a progressività come l’Irperf comporta un’ulteriore penalizzazione per chi soggetto a quest’ultimo». Sempre Balassone rileva come l’introduzione di una flat tax incrementale «difficilmente potrà eliminare l’eccessiva concentrazione dei fatturati dichiarati su valori appena inferiori alla soglia»; di contro, la proposta di Bankitalia è quella di mirare ad una riforma organica «complessiva del sistema fiscale, con l’obiettivo di semplificarlo e di accrescerne equità» per evitare «che una stratificazione nel tempo di regimi speciali crei ulteriori spazi per comportamenti elusivi ed evasivi».



DAL TETTO AL CONTANTE FINO AL CARO ENERGIA: L’AUDIZIONE DI BANKITALIA SULLA MANOVRA 2023

Ma non è solo sul fronte fiscale che Bankitalia del Governatore Ignazio Visco rileva decise criticità nella Manovra di Bilancio 2023 da poco giunta in Parlamento per la conversione in legge prima del 31 dicembre 2022. Dal tetto al contante al PNRR, dal caro energia fino alle pensioni: decisi gli interventi della Struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia. «39,2 miliardi è per noi la valutazione dell’importo lordo della manovra. Vedremo se nei prossimi giorni ci sarà da ragionare ulteriormente su questo aspetto», spiega ancora Fabrizio Balassone in audizione davanti alle commissioni Bilancio. Sul tema della lotta all’evasione, Bankitalia critica il rialzo del tetto al contante fino a 5mila euro: «Le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l’introduzione di istituti che riducono l’onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del paese che anima il Pnrr e con l’esigenza di continuare a ridurre l’evasione fiscale». Non solo, «soglie più alte per l’utilizzo del contante», prosegue Balassone, «favoriscono l’economia sommersa mentre l’uso di pagamenti elettronici permettendo il tracciamento delle operazioni ridurrebbe l’evasione fiscale». Su questo punto ieri la Premier Giorgia Meloni aveva già risposto a tono alle critiche sulla Manovra 2023 nella rubrica social “Gli appunti di Giorgia”: «Non tutti forse sanno che l’anno in cui c’è stata meno evasione fiscale è stato il 2010, quando il tetto al contante era 5mila euro. Più fai salire il tetto al contante meno favorisci l’evasione. Abbiamo aumentato il tetto al contante banalmente perché il tetto al contante sfavorisce la nostra economia e crea problemi alla nostra economia perché noi – conclude la Presidente del Consiglio – siamo in un mercato europeo e il tetto al contante ha senso solo se ce l’hanno tutti. La Germania non ha un tetto al contante, non lo ha nemmeno l’Austria. Gli stranieri che hanno contanti – dice Meloni – magari preferiscono spenderli in altre nazioni perché in Italia non si può fare».



Bankitalia loda invece il Governo Meloni per gli interventi sul Reddito di Cittadinanza anche se specifica la necessità – come detto dalla stessa Premier – di formulare una nuova riforma nel 2023 per sostituire l’RdC in maniera più funzionale: «L’attuale assetto del reddito di cittadinanza non è privo di aspetti critici, per lo più legati alla duplice natura dello strumento, che è al contempo misura assistenziale e di politica attiva per l’accompagnamento e l’inserimento dei beneficiari nel mondo del lavoro. La sua riforma complessiva contenuta nella manovra potrebbe essere un’occasione per risolvere l’ambiguità e rafforzare l’efficacia misure nel raggiungere le situazioni di bisogno». Assieme al consiglio di attuare completamente il PNRR – «La piena attuazione delle riforme e investimenti del Pnrr potrà fornire un contributo determinante alla crescita economica e di riflesso al miglioramento della finanza pubblica» (contestato da Meloni in quanto l’aumento dei costi delle materie prime impone una rimodulazione e rivisitazione del Recovery Plan italiano), l’indicazione finale riguarda il tema del caro energia, l’elemento maggiormente presente nella Manovra di Bilancio per il prossimo anno: «Si può stimare che qualora gli interventi per imprese e famiglie” per attenuare gli impatti della crisi energetica dovessero essere rinnovate fino alla fine dell’anno alle stesse condizioni previste per il primo trimestre, il costo complessivo sarebbe nell’ordine del 3,5% del Pil, sostanzialmente in linea con quello supportato nel 2022. In questo scenario, sarebbe importante rendere le misure ancora più mirate e selettive, nonché finanziarle prioritariamente ricorrendo a risparmi di spesa o maggiori entrate», sottolinea Balassone aprendo così alla possibilità di imporre nuove tasse per finanziare gli interventi sul caro bollette. Entrando ancora più nel dettaglio, Banca d’Italia ribadisce «Si può valutare che circa il 40% delle risorse stanziate per mitigare l’impatto della crisi energetica sui bilanci delle imprese e delle famiglie sia destinato al finanziamento di misure mirate. L’importanza di concentrare le risorse su interventi di questa natura è stata più volte sottolineata, anche al fine di contenere l’onere per la finanza pubblica. Andrebbe valutata con attenzione la possibilità di collegare meglio il sostengo fornito alle imprese all’effettivo impatto dello shock energetico sul loto conto economico».