Ergastolo per Gianluca Paul Seung: questa la condanna stabilita dal tribunale di Pisa lo ha condannato per l’omicidio di Barbara Capovani, psichiatra di cui era paziente e che aggredì nel 2023. Il 34enne è tenuto anche al risarcimento delle parti civile e al pagamento delle spese processuali. Per quanto riguarda i risarcimenti, spettano 220mila euro alla mamma della vittima, 300mila al compagno, 350mila alla figlia maggiore e 400mila agli altri due figli. Seung, che è stato anche interdetto perpetuamente dai pubblici uffici, In aula aveva per la prima volta confessato il delitto e ammesso le sue responsabilità, seppur con deliri su satanismo e mafia.
Nella mattinata di oggi si è, infatti, lasciato andare ad alcune farneticazioni riguardo un presunto traffico di organi, culti satanici, con intrecci con cannibalismo e mafia. Ad esempio, ha spiegato di averla uccisa perché trafficava organi e aveva legami con la mafia, circostanze che avrebbe segnalato senza essere ascoltato, motivo per il quale ha deciso di agire uccidendo la psichiatra. Aveva anche pensato di sfregiare la dottoressa per provare a “smuovere le acque“. Poi la decisione “con coraggio, non con spavalderia” di aggredirla e portarla alla morte: “Ricordo anche l’orario preciso, erano le 17:53“.
DALL’OMICIDIO DI BARBARA CAPOVANI AL PROCESSO
Al termine della sua requisitoria, il pm Lydia Pagnini aveva chiesto la condanna all’ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi per l’imputato, accusato di omicidio volontario premeditato. Invece, la difesa, che sostiene l’incapacità di intendere del suo assistito, aveva chiesto l’assoluzione, in subordine la derubricazione del reato da omicidio volontario in preterintenzionale, con l’esclusione dell’aggravante della premeditazione, ma le richieste non sono state accolte dai giudici, che hanno invece accolto quelle dell’accusa.
Il processo era cominciato a dicembre dell’anno scorso a Pisa. Il giovane era un paziente della vittima, a cui è stato diagnostico un profilo psicopatico con disturbo di personalità paranoideo. Nonostante ciò è stato ritenuto imputabile tramite la perizia richiesta dal gip. Dalle indagini è emerso che il 21 aprile dell’anno scorso, quando era tardo pomeriggio, aveva deciso di appostasi nei pressi della clinica psichiatrica dove lavorava la dottoressa per aspettare che uscisse al termine del suo turno. Quando Barbara Capovani aveva raggiunto la sua bicicletta, con la quale voleva tornare a casa, l’assassino l’aggredì alle spalle con una mazza, colpendola più volte. Pochi giorni dopo fu arrestato a casa, a Torre del Lago, dalla squadra mobile.