Sicuramente Barbara Hepworth, ricordata dal Doodle odierno, rappresenta un simbolo del modernismo, soprattutto per quanto riguarda le sue sculture che come detto rappresentano solamente una parte della sterminata produzione artistica di cui si è resa protagonista nel corso della sua carriera. Sculture astratte e dalle linee sinuose, rappresentavano un vero proprio marchio di fabbrica. Lei stessa una volta ha ricordato: “La scultura è la fusione di questi due atteggiamenti e mi piace essere libero di essere libero nel grado di astrazione e di realismo nell’intaglio“, e per i due atteggiamenti Barbara intende lo stile astratto e quello più realistico. La sua passione per l’astrattismo infatti si è sempre coniugata con un grande amore per i comportamenti umani e per i sentimenti che si riflettevano nell’amore per la scultura e l’arte, cercando però di essere un’innovatrice sempre tesa verso la modernità.. (agg. di Fabio Belli)



BARBARA HEPWORTH: PASSIONE PER IL REALISTICO E L’ASTRATTO

Nel giorno in cui Google ricorda con un doodle Barbara Hepworth, quale miglior modo per delineare la sua figura d’artista se non attraverso le sue stesse parole? Ecco allora come la scultrice descriveva la mescolanza tra realtà e astratto, prima di convergere sulla scultura: “Nella mia ricerca di questi valori mi piace lavorare sia in modo realistico che astratto. Nel mio disegno e nella mia pittura mi rivolgo all’uno verso l’altro come necessità o impulso e non per un disegno d’azione preconcetto. Quando disegno ciò che vedo sono di solito più consapevole del principio di base della forma astratta negli esseri umani e del loro rapporto tra loro. Nel fare i miei disegni astratti sono più spesso consapevole di quei valori umani che dominano la struttura e il significato delle forme astratte. La scultura è la fusione di questi due atteggiamenti e mi piace essere libero di essere libero nel grado di astrazione e di realismo nell’intaglio. Il sentimento dominante sarà sempre l’amore per l’umanità e per la natura; e l’amore della scultura per se stessa”. (agg. di Dario D’Angelo)



BARBARA HEPWORTH E LA TECNICA DEL DIRECT CARVING

Un click sul doodle che compare su Google e vi ritrovate catapultati nella vita e nelle opere di Barbara Hepworth. Ma è questo il senso dell’iniziativa del noto motore di ricerca, che oggi celebra la scultrice inglese. A 15 anni aveva già in mente cosa voleva fare da “grande”: diventare una scultrice. E infatti si iscrisse alla Leeds School of Art, prima di frequentare il Royal College of Art di Londra. I suoi primi lavori sono esprimono elementi classici, poi passa sul fronte dell’astratto, ed è tra l’altro tra le prime a farlo in Gran Bretagna. Diventa esponente della tecnica di direct carving, in cui non ci si serve di modelli preparatori per le sculture, ma il processo è influenzato semplicemente dalla qualità delle materie prime. Un lavoro significativo quello di Barbara Hepworth di cui ora sono a conoscenza milioni di persone anche grazie al doodle di Google. (agg. di Silvana Palazzo)



BARBARA HEPWORTH, LA PASSIONE PER LE FORME OVALI

Sono numerose le citazioni circolanti sul web associate alla scultrice Barbara Hepworth, come ad esempio quelle riguardanti le forme ovali e ovoidali, un must nelle opere realizzate dalla stessa artista inglese: “Sono sempre stato interessata alle forme ovali o ovoidali – le parole della Hepworth le cui origini non sono però ben chiare – le prime incisioni erano semplici forme ovali realistiche della testa umana o di un uccello. Gradualmente il mio interesse è cresciuto in valori più astratti: il peso, l’equilibrio e la curvatura dell’ovoide come forma di base. L’intaglio e la perforazione di una tale forma sembra aprire un’infinita varietà di curve continue nella terza dimensione, mutando secondo i contorni dell’ovoide originario e con il grado di penetrazione del materiale”. In un’altra “chiacchierata”, invece, la Hepworth aveva parlato della volontà che le sue opere venissero ricordate nel tempo: “Mi piace pensare che il tempo sia senza tempo e non vorrei fare un’opera che non duri più di dieci anni, né un’opera che non andrebbe da nessuna parte. Mi farebbe terribilmente arrabbiare”. E visto che oggi la scultrice viene celebrata da Google, possiamo senza dubbio dire che le sue opere sono rimaste nel tempo, ben più di dieci anni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BARBARA HEPWORTH: “NON SONO SCULTRICE, MA SCULTORE”

Barbara Hepworth è stata una delle più importanti scultrici di tutte le epoche, tanto che nella sua carriera giunse a realizzare oltre 600 opere. Il doodle odierno di Google punta a celebrarla, come ha sottolineato il suo disegnatore, Matt Cruickshank: “Ho immaginato di creare uno spazio così magnifico con le finestre aperte e i gatti che osservano in silenzio. Ho fatto delle piccole sculture per cercare di comprendere il pensiero di Barbara Hepworth prima di guardare Pendour, una delle opere che sembra adattarsi al nostro logo”. Secondo l’artista, l’obiettivo del doodle di oggi non è finalizzato unicamente alla celebrazione e al ricordo della donna, ma anche quello di provare a rilanciare quei valori che ne hanno permeato l’intera arte e la sfera personale, ossia la volontà di creare forme in una sorta di perfetto equilibrio con la natura, “sia che si tratti di scultura, scrittura, musica o anche solo di noi stessi”. Le vie dell’arte, d’altro canto, passano anche da qui… (aggiornamento di Alessandro Nidi)

BARBARA HEPWORTH: NON FU MAI FEMMINISTA

Sono svariati gli aneddoti pubblicati sul web in queste ore e riguardanti l’artista e scultrice Barbara Hepworth. Tra i tanti ve ne è senza dubbio uno interessante riportato dai colleghi de IlPost.it, alcune dichiarazioni che fece negli anni addietro la stessa artista inglese. La Hepworth, nonostante sia stata una luminare nel suo campo, un mondo dominato praticamente da uomini, non fu mai una militante femminista, e decise anche di non indagare i ruoli di genere nelle sue opere. L’unica cosa che chiese fu quella di essere trattata non da una “scultrice”, ma semplicemente da uno “scultore”, di fatto rigettando quelle accezioni che sono divenute in voga soprattutto negli ultimi anni, leggasi ministra, sindaca, ecc ecc. Sul sito della Tate Modern di Londra, invece, viene riassunta così l’immensa produzione artistica della Hepworth: «Anche se ha a che fare con le forme e con l’astrazione, l’arte di Hepworth riguarda primariamente le relazioni: non solo tra due forme messe l’una accanto all’altra, ma tra la figura umana e il paesaggio che lo circonda, tra il colore e la composizione, e soprattutto tra le persone a un livello individuale e sociale». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BARBARA HEPWORTH: L’APPRODO IN CORNOVAGLIA

Chi volesse visitare la casa museo di Barbara Hepworth e del marito Ben Nicholson, attratto dai numerosi racconti pubblicati sul web nelle ultime ore, dovrà recarsi in Cornovaglia. Si tratta di una regione all’estremo sud-ovest della Gran Bretagna, uno stretto lembo di terra dal clima tipicamente autunnale (la massima è di 19 gradi in agosto), che è divenuta famosa negli anni proprio per i molteplici artisti e personaggi del mondo della cultura e della scrittura, che li vi hanno vissuto. Oltre alla Hepworth e al marito, arrivati in Cornovaglia nel 1939 con lo scoppio della seconda guerra mondiale, su invito di Adrian Stokes, sono diversi infatti i personaggi noti che lì si sono stanziati. A inizio 19esimo secolo vi si trovavano ad esempio Stanhope Forbes, Elizabeth Forbes, Norman Garstin e Lamorna Birch, artisti della scuola d’arte di Newlynb, ma anche scrittori modernisti come D.H. Lawrence e Virginia Woolf. Vissero in Cornovaglia anche Naum Gabo, Peter Lanyon, Terry Frost, Patrick Heron, Bryan Wynter e Roger Hilton, e proprio per via di questa ricca concentrazione di artisti, è stato creato un museo d’arte locale, il Tate Museum di St Ives. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BARBARA HEPWORTH, GLI ANNI IN ITALIA FRA FIRENZE, SIENA E ROMA

Barbara Hepworth, l’artista celebrata quest’oggi da Google con un apposito Doodle, ha vissuto per qualche anno anche in Italia. Come si può leggere nella sua biografia di Wikipedia, infatti, la Hepworth si recò a Firenze nel 1924 dopo aver studiato presso l’RCA, il Royal College of Art, e aver ottenuto una borsa di studio per viaggiare all’estero. Hepworth si classificò seconda per il Prix-de-Rome, un prestigioso concorso che permetteva agli studenti di studiare presso l’Accademia di Francia a Roma, borsa di studio che venne invece vinta dallo scultore John Skeaping. Con lui viaggiò proprio nella capitale italiana ma anche in quel di Siena, altra città del Belpaese pregna d’arte, poi i due convolarono a nozze il 13 maggio del 1925 nel capoluogo toscano. In Italia la Hepworth affinò la propria tecnica di scultrice, ed imparò a scolpire il marmo grazie al maestro Giovanni Ardini. A quel punto i due sposi tornarono a Londra (era il 1926), esibendo poi le proprie opere nel proprio appartamento. Tre anni dopo nacque anche Paul, il loro figlio: era il 1929. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BARBARA HEPWORTH, “DISEGNO QUELLO CHE SENTO NEL MIO CORPO”

A Jocelyn Barbara Hepworth è dedicato oggi il doodle di Google. Il colosso di Mountain View celebra infatti la vita e le opere della scultrice astratta inglese, considerata uno degli scultori più influenti della metà del XX secolo, almeno quanto Henry Moore. Nata a Wakefield il 10 gennaio 1903, studiò alla Leeds School of Art dove incontrò proprio Moore, successivamente al Royal College of Art, ma per un periodo studiò anche in Italia. Sposò lo scultore John Skeaping, nel 1933 si unì invece al pittore Ben Nicholson, da cui divorziò nel 1951. Nel 1965 fu nominata “Dame”. Dieci anni dopo morì nell’incendio divampato nel suo studio in Cornovaglia, a St. Ives. Ora lo studio e la sua casa costituiscono il Museo Barbara Hepworth, mentre molte delle sue opere sono esposte in diversi musei. Uno dei suoi lavori più prestigiosi fu “Single Form”, un memoriale per Dag Hammarskjold, il segretario generale delle Nazioni Unite. Si trova nel palazzo dell’Onu a New York. Perché Google la celebra il 25 agosto? Questo è il giorno in cui nel 1939 Jocelyn Barbara Hepworth arrivò a St. Ives, sulla costa meridionale dell’Inghilterra, dove visse per il resto della sua vita.

BARBARA HEPWORTH, LA SCULTRICE “DAME”

Se le sue prime opere erano caratterizzate da elementi classici, negli anni Trenta del secolo scorso Barbara Hepworth produsse lavori completamente astratti. Come raffigura lo stesso doodle di Google odierno, la scultrice era una delle principali praticanti del cosiddetto “intaglio diretto”. Si tratta di una tecnica attraverso cui il processo di scultura è condizionato dalla qualità delle materie prime. Tanti i riconoscimenti di cui è stata insignita: nel 1959 ha avuto il Gran Prix alla Biennale di San Paolo, mentre nel 1965 è stata nominata Dame Commander dell’Ordine dell’Impero britannico per il suo inestimabile contributo all’arte britannica. Sono oltre 600 le sculture realizzate da Jocelyn Barbara Hepworth, una grande testimonianza del potere unico che ha l’arte di riflettere i valori senza tempo dell’umanesimo e della bellezza naturale. E quindi oggi Google coglie l’occasione per ringraziarla per aver usato la sua arte «per contribuire a creare un percorso verso una maggiore armonia nella nostra società e nel nostro ambiente».