Barbara Pozzo, la moglie di Luciano Ligabue, ha fatto perdere la testa al cantante fin dal primo incontro. Anche se i due si sono sposati solo sette anni fa, otto dopo la nascita della figlia Linda. Barbara è molto lontana dal mondo della musica e dopo un passato come fisioterapista ha deciso di dedicarsi alla scrittura. Bionda, solare, sorridente, ha studiato Riflessologia e Meditazione a Parigi, ma è il suo libro La vita che sei/24 meditazioni sulla gioia ad averle regalato la popolarità come scrittrice. Un progetto tra l’altro legato al suo blog SomeBliss, dove condivide frasi motivazionali e raccoglie iscritti per i (per)corsi incentrati su corpo e anima. “Ho potuto, nel vero senso della parola, toccare con mano quanto anima e corpo siano profondamente e indissolubilmente legati“, scrive nella presentazione, “Ho avuto conferma che il corpo spesso presenta blocchi, dolori e malattie che sono in realtà espressioni di un disagio interiore”. Per questo ha scelto di dedicarsi alla cura delle emozioni e della salute, da 30 anni a questa parte.



Barbara Pozzo, moglie Luciano Ligabue: cosa riserva alla coppia il futuro?

Originaria di Biella e milanese d’adozione, Barbara Pozzo ha accolto anche il territorio reggiano nel suo cuore grazie alla lunga relazione con Luciano Ligabue.Cerco di vivere senza aspettative, ma nella totale fiducia che arriva sempre quello che deve arrivare per noi”, ha dichiarato tempo fa al sito Mangialibri in merito al suo lavoro, “dunque non so davvero cosa aspettarmi e cosa poter anticipare”. Il suo paziente numero 1 tra l’altro è proprio Ligabue, incontrato in passato grazie ad un evento fortuito. Barbara infatti è stata chiamata per sostituire il suo fisioterapista: “Come ‘paziente’ numero uno mi ha incoraggiato con il libro“, ha detto a Quotidiano. Anche se in realtà la Pozzo non è del tutto d’accordo con alcuni testi del consorte, in particolare una frase presente nella sua hit Certe notti, in cui sottolinea “Chi si accontenta gode (così così)”. Per Barbara le cose stanno in modo diverso: “La gratitudine, come una bacchetta magica, apre le porte dell’abbondanza. Accontentarsi implica un’idea di carenza”.

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