Barbara Serra “bacchetta” Diego Bianchi a “Propaganda Live” sul caso Rula Jebreal. Dopo le polemiche per il rifiuto della giornalista in quanto unica donna invitata, il programma nella puntata di ieri ha molto discusso di donne. Lo ha fatto la giornalista e conduttrice di Al Jazeera English, che ha dedicato una parte del suo intervento sulla parità di genere. «Grazie mille per l’invito, è stata una settimana difficile per noi», ha esordito in riferimento al conflitto israelopalestinese e alla distruzione del palazzo dove c’erano le redazioni di Al Jazeera e Associated Press. «Ma c’è anche un altro tema a cui tengo molto e di cui si parla in Italia», ha proseguito Barbara Serra, citando appunto la rappresentanza delle donne in Italia. «So che tu probabilmente ingiustamente come programma siete finiti nel mirino». D’altra parte nel panorama televisivo italiano «non si salvano in molti, anzi non si salva nessuno».
Peraltro, questo è un tema che Barbara Serra affronta da diverso tempo. «Io ti parlo anche come competenza da donna italiana che vive all’estero da quando aveva otto anni, in Danimarca e in Inghilterra, e ti posso dire che c’è un’esperienza diversa».
BARBARA SERRA E LO “SPIEGHINO” A PROPAGANDA LIVE
«L’Italia non è l’Arabia Saudita; non dobbiamo diventare la Svezia ma magari un paese un po’ più equo». Barbara Serra traccia perfettamente il punto in cui siamo e quello a cui dobbiamo aspirare. «Quando si parla di competenze di donne in tv, non si mostra tutta la complessità della questione italiana. Io sono qui per le mie competenze, che ho accumulato però a 46 anni per le opportunità che ho avuto all’estero». Il problema è a dir poco complesso. Di sicuro un autore televisivo da solo non può risolverlo. «Noi tutti possiamo far parte della soluzione». Quindi la giornalista ha voluto dare dei consigli a Diego Bianchi. «Tutti i programmi dovrebbero tenere il conto di chi invitano. Lo so che sembra da secchioni, ma è utile e del resto lo facciamo tutti in par condicio». Una ripartizione equa è «quasi inarrivabile, perchè quasi tutte le posizioni di potere in Italia sono occupate da uomini», ma ogni programma può fare una scelta precisa.
«Quello che si è fatto per anni in Inghilterra e ha dato i suoi frutti, è stato andare a cercare voci diverse e sviluppare voci diverse». Non è facile, ma è importante: «È uno dei punti deboli del nostro paese. Sta migliorando ma a volte parlare solo di competenze nasconde certi problemi».