Lo storico Alessandro Barbero non si era finora mai esposto pubblicamente sul tema della guerra in Ucraina, ma la sua opinione strettamente neutrale è emersa nel corso di un dibattito condotto insieme agli studenti di un liceo di Somma Vesuviana. A rendere noto il suo discorso, registrato in un video, è stata Selvaggia Lucarelli, che ha voluto tesserne le lodi per la analisi accurata del conflitto. “Chi vuole comprendere la realtà a mente aperta deve essere consapevole che siamo di fronte a una realtà e a due modi di raccontarla in modo propagandistico”, ha premesso.
Da un lato c’è la memoria selettiva dell’Ucraina. “Un passato di oppressione da parte dai russi e su una faticosa conquista della libertà” che esclude come “in certi momenti della lotta per l’indipendenza gli ucraini abbiano sterminato gli ebrei, siano stati anti-russi e antisemiti”. Dall’altro lato quella della Russia, che ritiene che “Il filone minoritario neo-nazista con reparti ucraini che si ispirano alla tradizione nazista e eroi nazionali che hanno collaborato con i nazisti sia un tema centrale, la caratteristica di fondo del Paese”.
Barbero: “Ucraina e Russia hanno due visioni false”. Lo storico spiega la guerra
Chi ha dunque ragione tra Ucraina e Russia secondo Alessandro Barbero? Nessuna delle due. “Entrambe le narrazioni sono false perché c’è un passato filo-nazista presente, con cui l’Ucraina dovrebbe fare i conti, ma anche la pura propaganda russa per cui l’Ucraina è tutta nazista”, ha spiegato. Allo stesso modo lo storico ritene errata la visione secondo cui ci sia un invasore e una vittima di invasione. “Questa osservazione tradisce l’odierno clima collettivo: noi oggi siamo trascinati da questa necessità di decidere chi ha ragione e torto e per deciderlo ci sembra che ci sia un unico elemento, ovvero quello di ricordare che un paese ha invaso l’altro”.
Sulle ragioni per cui Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina il professore parla dunque di numerosi motivi. “Uno dei problemi dell’Europa orientale post sovietica è che ci vivono minoranze russe. I russi sono stati la nazione imperiale che ha dominato tanti piccoli paesi. Quando quei paesi sono diventati indipendenti, i russi rimasti lì sono diventati minoranza guardata con antipatia e discriminata”. E conclude sul tema dell’espansione della Nato: “Poi c’è la paranoia russa. Nella cultura politica russa l’ossessione di essere aggrediti è costante, risale ai tempi delle invasioni mongole. L’Occidente aveva promesso a Gorbaciov di non allargarsi ad est e invece ha progressivamente fatto entrare nella Nato tutti i paesi dell’Europa orientale”.