Un martello e una parrucca. Sono gli accessori che la storica azienda di giochi Mattel ha messo in mano alle sue due ultime creazioni.

La prima è la Barbie magistrato, la seconda la bambola gender free.

La prima è una bambola che giudica, la seconda una che vorrebbe liberarsi dai giudizi.

Insomma, ce n’è per tutti i gusti.



Barbie giudice è stata creata per incoraggiare le femmine verso una professione che oggi è per due terzi appannaggio maschile. Il che presuppone che bambine di 4/6 anni sappiano cos’è e cosa fa esattamente un magistrato.

Me le vedo – Giustina e Innocenza – appena tornate dall’asilo: “Che belle che siete. A cosa giocate bambine?”. “A pubblico ministero e magistrato”.



Secondo il portavoce di Mattel, la Barbie giudice dovrebbe inoltre incoraggiare le ragazze “a scoprire di più su come si prendono decisioni che cambiano il mondo per il meglio”. Decisioni giuste e migliorative, in altre parole. Ora, se esiste una categoria di persone per natura egoista e ingiusta è proprio quella dei bambini.  E comunque: non riesco a immaginarmi una ragazzina multare e condannare la Ferrero di turno per avere ecceduto di 0,01 la percentuale di latte scremato in polvere nella nutella…

Rispetto alle bambole gender free, la questione è più delicata. Il gioco in vendita in un kit permette di fare indossare a un bambolotto – dai connotati piuttosto neutri – abiti maschili o femminili, parrucche o capelli corti… La fisionomia ne esce appiattita: niente spalle larghe e muscoli, niente ciglia lunghe e chiome fluenti. Chi sognava il maschio forte d’una volta si dovrà accontentare; chi sognava la ragazza seducente, si dovrà accontentare.



Grazie alla collezione di accessori che prevede una combinazione in oltre cento look, un bambino si compone la sua bambola con la stessa sperimentazione con cui a cena ordina la pizza che vuole: “Olive, tonno, mozzarella. La prossima volta, la prendo gorgonzola e capperi”. Siamo diventati componibili come ingredienti di un menù, smontabili tipo pezzi di un Lego.

E qui si arriva al punto vero: si riduce quella che è una questione seria e drammatica a un mero gioco. Con la scusa di far passare l’ideologia a tutti i livelli (anche a quello dei piccoli), si finisce con lo sminuire la faccenda stessa. Un gioco che si ritorce contro. È un boomerang, altro che pupazzi. Mi chiedo: un adulto omosex – uno che soffre davvero per la personalità disturbata e inquieta che gli si agita dentro – regalerebbe questa scatola-gioco a suo nipote?

Gli omosessuali sono una cosa, le lobby sono un’altra.

I giochi (veri) dei bambini sono una faccenda e i giochi di potere sono tutt’altro.

Tanta, troppa roba… per chi vuole solo divertirsi.