Barbie, da successo planetario a “minaccia” culturale per alcuni Paesi arabi
Le ultime settimane dell’industria cinematografica sono state segnate in maniera poderosa dal successo planetario di Barbie, il film campione d’incassi interpretato da Margot Robbie; forte di un favore della critica piuttosto eloquente. A differenza delle tendenze generali, la pellicola non ha trovato un riscontro positivo in tutti i Paesi nei quali è stato proiettato. Già negli scorsi giorni era giunta la notizia del severo divieto da parte di alcuni Paesi arabi – Kuwait, Libano, Algeria e Bahrein – rispetto alla distribuzione di Barbie.
Dopo i divieti di riproduzione registrati dal film Barbie in alcuni Paesi arabi, il Corriere della Sera riporta di un’ulteriore limitazione adoperata da un altro Paese: L’Egitto. Nello specifico, nella terra delle piramidi la pellicola è disponibile per la visione – ad Al Cairo – in poco più di 10 multisale; il primo inconveniente registrato è però la mancata proiezione nel giorno previsto, ovvero il 19 luglio. Barbie è infatti arrivato solo lo scorso sabato, nonostante si temesse addirittura come data il 31 agosto.
Barbie, la pellicola campione d’incassi “limitata” anche in Egitto
La questione che sta facendo clamore rispetto alla distribuzione di Barbie in Egitto non riguarda però la data scelta per la proiezione, bensì i paletti imposti in virtù delle tematiche trattate dalla pellicola. Inizialmente la storia interpretata da Margot Robbie era caratterizzata da un divieto per la visione ai minori di 18; uno dei principali siti di informazione egiziana – come riporta il Corriere della Sera – ha poi spiegato come il veto riferito ai minori di 12 anni fosse il medesimo previsto per la Censura sulle Opere Artistiche egiziane. Inoltre, è stato segnalato anche come, anche globalmente, il film fosse classificato PG13 (Parental Guidance if under 13).
La gestione del film Barbie in Egitto non è comunque tra le più discutibili stando alle notizie che hanno riguardato altri Paesi arabi. Come anticipato, in altre realtà territoriali e sociali l’approccio è stato ancora più duro. Un esempio è rappresentato dalla recente scelta dell’Algeria di ritirare dalle sale la pellicola dopo appena un mese dalla sua uscita. Come riporta il sito del quotidiano, la decisione è stata presa dal Ministero della Cultura e delle Arti: il film è stato considerato una minaccia alla moralità. Sulla questione ha argomentato la scrittrice Leila Belkacem: “Di quale moralità parlano quando i censori si rimpinzano di film porno a casa loro? Non siete stanchi di trascinare il Paese nei vostri oscuri deliri?“.