Un sistema per il voto di scambio ben curato, un meccanismo di corruzione elettorale che sta travolgendo il Pd, i cui dettagli emergono dalle intercettazioni della procura di Bari. A parlare è tale Armando De Francesco, ex consigliere municipale di Bari, fonte di un maresciallo che l’8 febbraio 2021 lo registra dopo essere stato contattato. Fa riferimento a oltre 2mila contatti di persone da cui «noi ogni anno, ogni volta che facevamo la campagna elettorale, compravamo i voti». Come ricostruito dal Corriere della Sera, gli ha anche spiegato come funzionava a Bari il voto di scambio, un «sistema infernale che nessuno sa al mondo secondo me». Al centro c’è Sandrino Cataldo, referente del Movimento “Sud al centro”, coinvolto nell’operazione della procura di Bari che ipotizza la corruzione elettorale in diversi scrutini, tra cui le elezioni regionali in cui è stata eletta la moglie Anita Maurodinoia, ex assessora regionale ai Trasporti indagata anche lei.



Il voto segreto? Una bugia secondo De Francesco, che spiega anche il motivo. «Tu lo scopri dopo due secondi, attraverso il suo metodo e quello quando andava a vedere che c’era ti pagava altrimenti non ti pagava». Dalle intercettazioni emergono le indicazioni precise che venivano fornite agli elettori da cui si compravano i voti: «A te diceva metti la “X” sul sindaco, non metterla sul partito e scrivi Anita Maurodinoia. All’altro che veniva diceva: “Quanti siete in famiglia? Quattro? Ti do 200 euro ma nella tua sezione voglio trovare questi quattro voti come ti ho detto!”. Avevamo 7-8 formule di voto». Ma De Francesco ha ritrattato tutto davanti ai pm, negando di aver parlato di Cataldo. Ma è indagato in quanto ciò che è emerso dalle indagini ex post combacia «perfettamente» con quanto raccontato al maresciallo.



NEL MIRINO ANCHE LE ELEZIONI A GRUMO APPULA E TRIGGIANO

Le indagini dei carabinieri hanno consentito di fare luce su un presunto sistema di voto di scambio che avrebbe inquinato anche le elezioni amministrative del 2020 a Grumo Appula e per le regionali che si sono svolte contemporaneamente. Nell’inchiesta finiscono anche voti di scambio per le elezioni amministrative del 2021 a Triggiano per i quali il sindaco Antonio Donatelli è finito ai domiciliari. Tra le promesse fatte in cambio del voto c’era anche quella di ottenere un posto di lavoro, ma si offrivano anche altre utilità. Da un’intercettazione è emerso che una signora in cambio dei voti anche degli amici del figlio, gli avrebbe fatto fare il rappresentante di lista, ma per una bombola di gas. Un altro raccontava di avere 10 figli per evidenziare l’importanza che il voto venisse pagato.



L’inchiesta si basa su due importanti ritrovamenti. Il primo è un database con oltre 2mila numeri di telefono, copie fronte retro di carte di identità e relative schede elettorali. Secondo gli inquirenti, sono stati acquisiti dati personali di tantissimi elettori: una “schedatura” con tanti di elenchi in ordine alfabetico e catalogazione delle copie dei documenti e delle tessere elettorali. Quindi, era stato creato un dabatase con i nominativi degli elettori da contattare in occasione delle elezioni e su cui poi verificare ex post l’effettivo voto secondo gli accordi raggiunti. Una vera e propria profilazione per ampliare il bacino elettorale di “Sud al centro”. Il secondo ritrovamento è stato fatto in un cassonetto dei rifiuti di Bari. Lo ha citato un indagato al telefono. Sono state trovate diverse pagine con nomi, cognomi e cellulari, accanto segni di spunta con la citazione “Anita” o “Sandro”. Da qui l’ipotesi degli inquirenti che i nominativi siano riconducibili a soggetti molto vicini o avvicinati ad Anita Maurodinoia e/o a suo marito Sandro Cataldo.

COSA VENIVA OFFERTO IN CAMBIO DEI VOTI

Per quanto riguarda il database computerizzato, c’erano anche i nomi di chi era iscritto ai corsi di formazione professionale gestiti dalla società di Alessandro Cataldo e di chi in quei corsi aveva il ruolo di tutor o docente. Quest’attività è stata definita dai pm «un formidabile contenitore di dati» di persone predisposte «ad aumentare e diversificare le proprie fonti di reddito, cui offrire contratti a termine in qualità di docenti o tutor». Quindi, le persone venivano “schedate” per essere contattate agevolmente e avvicinate quando necessario. Agli elettori, anche esterni al database, venivano offerti fino a 50 euro a voto, posti di lavoro come docente nei corsi di formazione, badante o Oss, buoni spesa, pagamenti di bollette o altre “utilità”. Ma il pagamento avveniva solo dopo la verifica.