PRIMARIE CENTROSINISTRA A BARI SONO SALTATE: COSA HA DETTO CONTE E PER QUALI MOTIVI

Giuseppe Conte a Bari ieri sera annuncia che il M5s non parteciperà alle Primarie del Centrosinistra per le Elezioni Comunali 2024, con i gazebo già tutti i pronti per le votazioni di domenica 7 aprile: e improvvisamente, il “campo largo” si ritrova molto più stretto di prima con il sogno del Centrosinistra di mettere in Puglia ulteriori basi per un’alleanza futura post-Europee che resta sempre più un’utopia. «Non ci sono più le condizioni per svolgere seriamente le primarie, riteniamo che le ragioni che ci hanno spinto a sostenere il candidato Laforgia permangano immutate anzi si rafforzano»: così ha detto il leader del M5s nella conferenza stampa organizzata a Bari a due giorni dalle Primarie che avrebbero dovuto sancire il candidato del Centrosinistra tra i due contendenti, Michele Laforgia e Vito Leccese.



L’avvocato Laforgia era appoggiato dalla coalizione M5s, AVS e liste civiche di sinistra; il secondo, Leccese, è invece espressione del Pd barese, capo di gabinetto del sindaco uscente, Antonio Decaro, e sostenuto anche da Azione-Calenda e da movimenti più centristi. Le Primarie però al momento sembrano definitivamente saltate dopo lo strappo M5s, culmine di queste ultime settimane di caos politico e giudiziario in casa Partito Democratico. «Alla prima inchiesta giudiziaria se ne aggiunge oggi una seconda – ha detto ancora Conte – in cui emerge il voto di scambio, l’inquinamento del voto, cosa che noi stiamo denunciando da tempo»: le inchieste sulle possibili infiltrazioni mafiose nel Comune, le ondate di arresti, il ritorno degli spari in piena città (ucciso un membro del clan Capriati, ndr)  e l’ultima indagine emersa ieri sui presunti voti comprati per le ultime Elezioni Comunali 2019, hanno convinto il M5s a farsi da parte a tre giorni dalle primarie, lasciando ora un futuro a dir poco incerto in casa del “campo largo progressista”.



CAOS PD A BARI: LA REAZIONE ALLO STRAPPO DEL M5S, CAMPO LARGO SEMPRE PIÙ A RISCHIO

La vittoria unitaria alle Regionali in Sardegna con la grillina Todde avevano fatto ben sperare Conte e Schlein per un laboratorio politico di alleanze sempre più fitte da qui a tutte i prossimi appuntamenti elettorali, escluse le Europee per il sistema imposto del proporzionale puro. La sconfitta cocente in Abruzzo, lo strappo (con Calenda e Renzi che scelgono il Centrodestra) alle prossime Regionali della Basilicata e ora il caos su Bari rappresentano tre indizi che a breve potrebbero divenire la “prova” del fallimento sul campo largo. Come ha spiegato Conte, tutto nascerebbe dalla doppia inchiesta che ha coinvolto tangenzialmente la Giunta della Regione Puglia del dem Michele Emiliano (non da oggi uno dei grandi sponsor dell’alleanza tra Pd e M5s) e quella del sindaco uscente di Bari, il dem Antonio Decaro.



Ma in particolare le parole del Governatore sulla famiglia del boss barese Capriati, con il relativo scontro acceso avvenuto con il sindaco, avevano già fatto intervenire i grillini chiedendo unità di intenti e chiarimenti davanti alle potenziali infiltrazioni interne al Pd locale: mentre il Viminale con la Commissione d’accesso (seguita alla retata di arresti che ha svelato una presunta rete di malaffare tra municipalizzata dei trasporti e voti di scambio) sta valutando l’ipotesi di infiltrazione mafiosa – con un potenziale epilogo che porterebbe al rinvio delle Elezioni Comunali previste per giugno – l’ultima evoluzione avvenuta ieri con le gravi accuse a diversi membri del Centrosinistra pugliese ha fatto esplodere il caso politico. Le dimissioni della assessore ai Trasporti di Regione Puglia, la dem Anita Maurodinoia, rappresentano un “vulnus” difficilmente superabile per le istanze del M5s.

«Nel Movimento 5 stelle l’obiettivo della legalità, della trasparenza, del contrasto a qualsiasi forma di corruzione e inquinamento del voto, della lotta ai clan e alle mafie, è una premessa indispensabile per poter dare un contributo politico. Se non c’è questa premessa noi non ci siamo. Lo abbiamo detto sin dall’inizio», ha aggiunto Conte puntando la maggiore convergenza unitaria su Laforgia, escludendo così il candidato dem di Decaro. Il Pd però non ci sta e con il palco previsto nelle prossime ore a sostegno di Vito Leccese – tra gli altri, presenti dovevano essere Schlein, Emiliano e lo stesso Decaro – la resa dei conti giunge infine: «La scelta di Conte di uscire dalle primarie è incomprensibile», fanno sapere dal Nazareno, «Se il Movimento 5 stelle pensa di vincere da solo contro la destra proceda pure. Ma abbia rispetto per la città di Bari, per gli elettori di centrosinistra e non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno. Il Pd resta al fianco di Bari che ha già dimostrato quanto sia importante il Pd come presidio di legalità e di buona amministrazione. Siamo certi che il Pd insieme al centrosinistra vincerà di nuovo le elezioni contro questa destra».

COSA PUÒ SUCCEDERE ORA: DALLE PRIMARIE DI DOMENICA FINO ALL’EVENTUALE BALLOTTAGGIO ALLE ELEZIONI COMUNALI BARI 2024

A questo punto resta molto difficile capire cosa possa avvenire nel prossimo futuro della sinistra a Bari: al di là delle Primarie di coalizione previste per domenica che rischiano fortemente di non tenersi a questo punto, l’incertezza regna sovrana sulla campagna elettorale verso le Comunali (sempre che si tengano a giugno e non debbano essere rinviate per un surplus di approfondimenti della Commissione di valutazione del Viminale, ndr). Diverse le ipotesi praticabili, tutte senza al momento una convinta spinta da parte delle opposte fazioni: il Pd potrebbe confermare le Primarie senza Laforgia ma sarebbe rischioso come danno d’immagine una convocazione ai gazebo senza uno dei due protagonisti della contesa di coalizione, un plastico segnale di rottura del campo largo.

In alternativa, ipotesi forse più probabile a questo punto dello scontro Conte-Schlein, il Centrosinistra potrebbe presentare due candidati opposti alle prossime Comunali ed eventualmente porre un apparentamento in caso di ballottaggio contro il candidato del Centrodestra. Una sorta di “spareggio” al primo turno per capire chi prende più voti e possa poi affrontare la destra al ballottaggio, sempre ammesso che si arrivi al secondo turno. L’ultima inchiesta di Triggiano ha messo a dura prova la linea di “unitarietà testarda” della segretaria Schlein, così che dal Nazareno è la stessa leader dem stamane a commentare, «non accettiamo voti sporchi. Non tolleriamo voti comprati. Chi pensa che la politica sia un taxi per assecondare ambizioni personali senza farsi alcuno scrupolo, non può trovare spazio nel partito che stiamo ricostruendo, le porte sono chiuse e sigillate». Nonostante ciò, Conte si è ritirato dalle primarie e la posizione di alcuni nel Pd è che il M5s in realtà da tempo progettasse di “sabotare” le Primarie e abbia trovato in extremis la “scusa politica” per farlo. Renzi accusa nel frattempo l’ex Premier di essere una «banderuola», in quanto «Lascia le primarie ma non lascia la poltrona», intesa come il sostegno del M5s alla giunta Emiliano in Regione Puglia. Gli unici “pompieri” al momento in campo nelle due fazioni restano Francesco Boccia (che ieri ha commentato «se Laforgia vorrà confrontarsi con Leccese e con il Pd, le porte saranno sempre aperte») e Nichi Vendola che sottolinea come «fino all’ultimo voglio evitare che si vada divisi». L’impresa al momento sembra però assai complessa.