COSA STA SUCCEDENDO AL COMUNE DI BARI E PERCHÈ POTREBBE ESSERE SCIOLTO PER INFILTRAZIONI MAFIA-POLITICA

Il Comune di Bari potrebbe presto essere sciolto per una presunta infiltrazione tra mafia e politica: la “bomba” arriva nel pomeriggio di ieri quando il Ministero dell’Interno ha comunicato al sindaco di Bari, Antonio Decaro (Pd), la costituzione della Commissione di valutazione finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Come scrive oggi RaiNews, l’ipotesi della commissione era nell’aria in realtà da fine febbraio quando una maxi inchiesta della Dda barese aveva arrestato 130 persone per un presunto intreccio mafia-politica con scambio di voto alle Comunali del 2019.



Il senatore di Forza Italia nonché capogruppo Maurizio Gasparri aveva già ipotizzato lo scioglimento del Comune che si appresta il prossimo giugno alle Elezioni Comunali in contemporanea con le Europee. Ieri poi la decisione ultima del Viminale di avviare la commissione ispettiva verso Bari, comunicando il tutto al sindaco nel tardo pomeriggio: Decaro va su tutte le furie mentre il Viminale prova a tranquillizzare dicendo che si tratta di un mero atto dovuto e che non vi è al momento alcuna certezza sullo scioglimento. Come spiega Adnkronos, è appunto l’inchiesta “Codice Interno” ad aver fatto scattare le verifiche: la retata di arresti ha messo in evidenza presso la Direzione Distrettuale Antimafia possibili intrecci locali tra mafia, imprenditoria e mondo della politica barese. Tra i 130 arrestati vi è poi anche un ex consigliere regionale, Giacomo Olivieri, e la moglie Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale di maggioranza di Centrosinistra, poi subito dimessasi dall’incarico: sempre come riportano le carte delle ordinanze citate da Adnkronos, “l’inquinamento” presunto avrebbe riguardato l’azienda municipalizzata dei trasporti (Amtab). Olivieri, detenuto nel carcere di Brindisi, secondo l’accusa della Procura – come riporta la Rai – avrebbe raccolto i voti della criminalità (dei clan Parisi-Palermiti, Montani e Strisciuglio di Bari) «per permettere l’elezione della moglie Maria Carmen Lorusso al consiglio comunale nel 2019».



LA DURA REAZIONE DEL SINDACO DECARO: “È UN ATTO DI GUERRA DAL VIMINALE”

È durissima la replica che arriva nella serata di ieri con un lungo post su Facebook del sindaco di Bari, Antonio Decaro, dopo aver ricevuto la telefonata del Ministro dell’Interno Piantedosi per avvisarlo della commissione ispettiva sulla verifica di scioglimento: «Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari. Il ministro Piantedosi mi ha comunicato telefonicamente che è stata nominata la commissione di accesso finalizzata a verificare una ipotesi di scioglimento del Comune». L’atto del Viminale, secondo Decaro, è da ascriversi al sospetto di “giustizia ad orologeria” in vista delle Amministrative di giugno: «segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avvocato Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra».



Decaro a quel punto cita l’intervento del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa aveva già sottolineato come l’amministrazione comunale di Bari in questi anni «ha saputo rispondere alla criminalità organizzata». Qui poi scatta la controffensiva del sindaco dem che attacca i colleghi dell’opposizione di Centrodestra, in particolare Forza Italia: «gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell’inchiesta su Mafia Capitale». Secondo Decaro si tratta di un atto gravissimo emerso per giunta alla vigilia delle Elezioni, «che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita». Da ultimo, il sindaco sottolinea di aver presentato giusto ieri al prefetto un dossier di 23 fascicoli contenete le attività svolte dal Comune contro la criminalità organizzata in questi anni, in risposta alle indagini della Dda: «È evidente, vista la rapidità con cui è giunta la notizia della nomina della Commissione – conclude il primo cittadino barese – che nessuno si è curato di leggere quelle carte. Ha avuto dunque più valore la pressione politica del centrodestra barese che fatti, denunce, documenti, testimonianze. Si tratta di una vicenda vergognosa e gravissima».

LA PRECISAZIONE DI PIANTEDOSI E LO SCONTRO PD-CENTRODESTRA

In serata arriva poi la controreplica del Ministero dell’Interno commentando le ultime notizie sulla commissione inviata a Bari e provando a tranquillizzare il territorio spiegando si tratti di un mero atto dovuto dopo quanto emerso nelle scorse settimane: il Viminale precisa che si è reso necessario «in esito a un primo monitoraggio disposto dal Viminale circa i fatti emersi a seguito dell’indagine giudiziaria che ha portato a più di 100 arresti nel capoluogo pugliese e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi dell’art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l’azienda Mobilità e Trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune».

Non solo, il Ministero guidato da Matteo Piantedosi, precisa che l’accesso ispettivo a Bari per valutare l’ipotesi di scioglimento – «disposto ai sensi di specifiche previsioni di legge» – non è affatto «pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento del Comune», bensì è dovuto ad una verifica approfondita della attività amministrativa anche a tutela «degli stessi amministratori locali che potranno offrire, in quella sede, ogni utile elemento di valutazione». Dura la reazione politica della segretaria Pd Elly Schlein che stamane fa sapere in una nota di essere basita per le modalità usate dal Ministro Piantedosi nella nomina della Commissione di verifica dello scioglimento del comune di Bari: «Una scelta che arrivando a tre mesi dalle elezioni sembra molto politica, facendo seguito all’iniziativa di alcuni parlamentari della destra e di due membri del governo e non avendo nemmeno esaminato la documentazione presentata dall’amministrazione del sindaco Decaro. Non si era mai visto ed è molto grave». Controreplicano intanto i parlamentari pugliesi di Forza Italia che hanno sollecitato l’intervento del Viminale: «Apprendiamo delle dichiarazioni al vetriolo che il sindaco di Bari riserva al ministro Piantedosi, “reo” di aver fatto ciò che si deve per garantire ai cittadini un clima di assoluta legalità in un Comune interessato da oltre 150 arresti e un decreto di amministrazione straordinaria di una delle società partecipate  più importanti, in cui la mano della mafia sembra essere stata preponderante», sottolineano Dario Damiani, Giandiego Gatta, Andrea Caroppo e Vito De Palma.