Barilla taglia i prezzi di pasta e biscotti del 13%

La Barilla, multinazionale nota soprattutto per la pasta secca, i sughi pronti, ma anche per farine e pane, ha avviato di un’ampia operazione contro il peso dell’inflazione nel carrello della spesa dei consumatori italiani. Il gruppo, che possiede tra gli altri i marchi Mulino Bianco e Pavesi, infatti, ha annunciato che ridurrà il prezzo di alcuni dei suoi prodotti tra quelli più acquistati, a partire dal prossimo mese.



I tagli nel prezzo dei prodotti Barilla, sottolinea l’azienda in una nota, andranno dal 7% al 13%, mentre l’avvio dell’operazione anti inflazione è previsto per febbraio, fino alla fine di dicembre 2024. Tra i prodotti che subiranno la riduzione del prezzo spicca soprattutto la pasta secca prodotta dal marchio, ma saranno inclusi anche buona parte dei prodotti Mulino Bianco (biscotti e merendine) e Pavesi (tra i quali i noti biscotti Gocciole). L’operazione, tuttavia, dichiara Barilla consisterà nella “riduzione dei prezzi di cessione ai clienti diretti e ai distributori”, pertanto spetterà ai punti vendita e alle varie catene stabilire l’effettivo prezzo per i consumatori finali, con il rischio che il taglio del prezzo sia meno incisivo per il consumatore, rispetto che per il venditore.



Unione consumatori: “Bene la mossa di Barilla, ma è una vittoria a metà”

L’iniziativa di Barilla, sottolinea il Sole 24 Ore, è stata ben accolta dall’Unione nazionale dei consumatori, che tuttavia la considera una mezza vittoria. Il settore della pasta, infatti, negli ultimi anni è stato tra quelli maggiormente colpiti dall’inflazione e, soprattutto, dalla speculazione delle aziende che vi operano, che prima grazie alla crisi del grano in Canada nel 2021 e, poi, a quella energetica nel 2022, hanno causato un generale aumento dei prezzi del 40,1% rispetto al 2019.



Barilla, inoltre, dal conto suo dichiara che lo scopo è quello di ridurre il peso dell’inflazione grazie al taglio dei prezzi, seppur questa ormai sia abbondantemente scesa (5,7% a dicembre), mentre l’Istat sottolinea un ulteriore aumento dei prezzi alimentari (+9,8%). “Nel 2023 non vi è più alcuna giustificazione per tenere dei prezzi così esagerati”, spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione consumatori, “trovare oggi a 1,49 euro la pasta da 500 grammi che prima compravamo a 0,59 euro, ossia pagarla oltre due volte e mezzo, è intollerabile“. Il timore, inoltre, è che il reale scopo di Barilla sia quello di rimettersi in carreggiata dopo che nell’ultimo anno ha perso un volume di vendite pari al 14%, ironicamente identico all’aumento percentuale dei costi, rispetto all’8,7% medio del comparto.