Un barista di Torino si è dato allo spaccio di droga per mantenere la sua famiglia. L’uomo, un 60enne che dal gennaio del 2006, dopo una condanna per piccolo spaccio, aveva sempre rigato dritto, non ce la faceva più a sbarcare il lunario per via del bar chiuso causa lockdown. Di conseguenza ha cercato la via più facile per portare il pane in tavola. «Ero pieno di debiti, con il bar chiuso a lungo, e dovevo mantenere la mia famiglia», ha raccontato l’arrestato, come riferisce il Corriere della Sera, al gip Stefano Vitelli.
Lo hanno beccato a fine marzo, quando i poliziotti hanno bussato a causa ed hanno trovato otto involucri contenenti della cocaina più una bustina con lo stesso stupefacente, e 2.300 in contanti. Sicuramente non un bottino da narcotrafficante, ma tanto basta per la condanna. «Ero disperato e mi sono messo a spacciare», ha aggiunto il titolare di un bar sito a Porta Palazzo, quasi sempre con la serranda abbassata negli ultimi mesi a causa delle misure restrittive in corso. «Non ce la facevo più».
BARISTA ARRESTATO PER SPACCIO, FORSE INDIRIZZATO DA QUALCHE CLIENTE…
La famiglia era riuscita a sopravvivere alle chiusure di un anno fa, ma con il ritorno delle restrizioni dallo scorso autunno, la situazione è peggiorata drasticamente, e le entrate a singhiozzo hanno gettato nella disperazione il 60enne torinese, sposato e con due figli. Ha così cercato la via più facile grazie anche a qualche cliente che l’ha indirizzato sulla giusta strada. «Capire come funziona non è stato difficile», ha aggiunto, ma evidentemente deve aver fatto qualche passo falso che hanno fatto drizzare le antenne alla polizia. Gli agenti sono infatti andati a colpo sicuro dopo una “segnalazione confidenziale”, presentandosi alla porta del barista con un mandato di perquisizione. Ora lo attende un processo, sperando che giungano i domiciliari viste le attenuanti ma non sarà semplice visto che l’imputato ha un solo indirizzo, lo stesso dello spaccio.