Il titolo del concerto ascoltato alla Istituzione Universitaria dei Concerti (IUC) il 9 ottobre è eloquente: si tratta di passioni d’amore contrastate. Lette attraverso recitativi ed arie del barocco prevalentemente veneziano da Carlo Vistoli, un giovane (nato nel 1987) controtenore che vanta una buona carriera internazionale ed una nutrita discografia. Di lui abbiamo già parlato su questa testata nel 2019 recensendo l’Orfeo e Euridice di Gluck nella produzione del Teatro dell’Opera di Roma, e di due teatri francesi, il Théâtre des Champs Elysées, e quello dello Château de Versailles.



Cosa è un controtenore? Nella prima polifonia medievale, il contratenor era una parte aggiunta al tenor, derivando il suo significato dal latino contra. Intorno alla metà del Quattrocento, con la diffusione della scrittura polifonica a quattro voci, il contratenor si trovava più in alto (contratenor altus), o più in basso (contratenor bassus) rispetto al tenor, ma comunque più basso rispetto al discantus. L’odierno contralto, così come il basso, derivano l’etimologia del termine da questa antica pratica. Il termine controtenore, comunemente usato al giorno d’oggi per indicare gli esecutori di sesso maschile che cantino nel registro di contralto, e che perciò sono più propriamente contraltisti, è una traduzione dell’inglese; in Inghilterra infatti si usa modernamente denominare countertenor (traducendo il latino contra in counter) il contralto uomo, in seguito alla diffusione degli esecutori britannici di cui Alfred Deller fu l’esponente di spicco, imponendosi come modello a livello internazionale dalla seconda metà del XX secolo. Benjamin Britten fece uso di controtenori: si pensi a Gloriana, opera composta in occasione dell’incoronazione di Elisabetta II Regina di Inghilterra, di Scozia e del Galles,



Il concerto del 9 ottobre non è stato unicamente un recital di Vistoli. Il canto era accompagnato da Sezione Aurea, un complesso di musica barocca guidato da Filippo Panteri (al clavicembalo) e composto da due violini (Gabriele Raspanti, Francesco Camagni), una tiorba (Simone Vallerotonda), un violoncello (Sebastiano Severi) ed un violone (Rosita Ippolito). Era, infatti, un’anteprima di un nuovo CD di prossima uscita.

Il concerto, ed il CD, contengono musica del barocco veneziano. Per i non specialisti, è utile una precisazione. A Venezia, il barocco ebbe una sua connotazione particolare perché i teatri erano privati ed esentati dal controllo dell’Inquisizione: vi si poteva, quindi, trattare di temi sia politici sia sensuali (od anche esplicitamente sessuali) che altrove l’Inquisizione non permetteva  venissero affrontati. Si pensi ad opere come L’Incorazione di Poppea di Monteverdi o La Calisto di Cavalli che sarà presto alla Scala. Ed un principe del foro come l’Avv. Giovanni Francesco Busenello poteva scrivere libretti, anche sboccati, contro i “poteri costituiti”



Carlo Vistoli ha cantato brani di Monteverdi, Cavalli, Laurenzi, Ferrari interpretando il ruolo di amanti abbandonati. Con un registro alto che può salire a vette molto elevate per poi discendere a pianissimi ed a mezze voci ammalia il pubblico ed al tempo stesso offre un campione interessante delle specifiche del controtenore nel barocco veneziano. Magnifici i vocalizzi. Il complesso Sezione Aurea lo ha accompagnato con dolcezza suonando con strumenti i più prossimi possibili a quelli della fine del Cinquecento. Tra la prima e la seconda parte ha suonato la sensuale sinfonia de La Callisto di Cavalli.

Molti applausi e richieste di bis a cui Vistoli ha risposto con un omaggio a Roma: un’aria di Girolamo Frescobaldi il quale, nato a Ferrara, ha operato a lungo nella città dei Papi e viene considerato un esponente del barocco romano. E con un “arrivederci”: una ciaccona di Monteverdi,