È ancora polemica nel mondo del basket per la presenza degli adesivi pubblicitari cosiddetti “killer” sul parquet: essi, infatti, causano troppo spesso infortuni ai giocatori, che scivolano correndoci sopra. L’ultima vittima è stata Andrea Pecchia del Cremona, il quale ha riportato la rottura del legamento crociato anteriore con lesione distrattiva del collaterale mediale. Un problema per cui dovrà rimanere ai box fino alla fine della stagione.



Il cestista originario di Segrate, purtroppo, non è il primo, anche se la speranza è che possa essere l’ultimo. In molti, in passato, hanno infatti lamentato l’accettazione da parte della Federazione della presenza sul parquet degli adesivi pubblicitari, proprio per la loro pericolosità definiti “killer”. Non è chiaro il perché essi causino scivoloni: forse il materiale, forse la scorretta manutenzione. Ciò che è certo, però, è che fino ad ora hanno causato troppi problemi fisici, che non possono passare in secondo piano soltanto in virtù dei guadagni derivanti dal marketing. È per questo che le squadre adesso chiedono un provvedimento.



Basket, adesivi killer causano infortuni: la presa di posizione del Giba

In queste ore, in tal senso, è arrivata anche la presa di posizione dell’Associazione Giocatori Italiani Basket Associati (Giba) attraverso una nota in cui viene chiesto di trovare una soluzione al problema degli adesivi “killer” che causano troppi infortuni tra i giocatori di basket. “L’ennesimo grave infortunio avuto nella giornata di ieri (quello di Andrea Pecchia, ndr), avvenuto in una parte del campo coperta da adesivo, impone un’attenta riflessione a tutti gli attori del movimento”, si legge.



“Non abbiamo evidenze o certezze sulla correlazione adesivo-infortunio ma dobbiamo fare di tutto per cercare di limitare i rischi per la salute degli atleti. Gli infortuni penalizzano non solo i giocatori ma anche i club e, potenzialmente, la nostra Nazionale ed è importante trovare insieme il modo per eliminare gli adesivi e al contempo non danneggiare gli sponsor. Se sia per una non corretta manutenzione, per una maggiore scivolosità con il sudore o per la specificità del materiale non importa, se possiamo abbassare il potenziale rischio infortuni abbiamo il dovere di farlo, per il bene dei giocatori e di tutta la pallacanestro italiana”, conclude il comunicato. La speranza è che questa volta si intervenga realmente.