Il successo strepitoso della serie tv di casa Rai Uno, Doc – Nelle tue mani, giunta alla sua seconda stagione, ha colpito nel segno anche la categoria degli stessi medici, a cominciare da Matteo Bassetti, primario di malattie infettive presso il San Martino di Genova, da due anni in prima fila nella lotta al covid. Il virologo ha espresso il proprio punto di vista sul numero in edicola oggi, venerdì 28 gennaio 2022, del settimanale Novella 2000 diretto da Roberto Alessi. “Doc – Nelle tue mani ha un successo strepitoso di pubblico – scrive Bassetti – e sono certo che non sia dovuto solo alla bellezza di Luca Argentero. È una serie ben fatta, ben scritta, ben recitata, e soprattutto molto attuale. Andrea Fanti, il protagonista, è un medico e un uomo vero, con i suoi traumi e le sue forze, di quelli che spesso, ultimamente troppo spesso a causa della Pandemia, si incontrano nelle corsie degli ospedali”.



Bassetti si dice contento per il successo della serie tv: “Da medico sono contento del successo dei medical-drama, mi dicono che questo è il nome tecnico delle serie che raccontano il mio mondo. Doc è l’ultima, ma sono tantissime: dal mitico Dottor Kildare (anni Sessanta!) a ER, che ci portava nella frenesia di un Pronto Soccorso. Qualcuna vira più sul “rosa”, come Grey’s Anathomy e il suo Dottor Stranamore, qualcuna gioca sulla genialità del protagonista anti-conformista, come Dr House, ma in tutte i camici bianchi sono raccontati come modelli di vita positivi, donne e uomini che dedicano la loro vita agli altri”.



BASSETTI E IL SUCCESSO DI DOC SU NOVELLA 2000: “ECCO PERCHE’ QUESTO SUCCESSO MI RENDE FELICE”

Felicità per Bassetti legata essenzialmente a due ragioni: “La prima – continua il medico tifosissimo del Genoa – è che le serie Tv sui medici possono stimolare noi medici a fare meglio e di più. Nel corso della mia vita professionale ho avuto modo di lavorare negli Stati Uniti, e provare in prima persona il metodo di lavoro che hanno le équipe degli ospedali americani, lo stesso raccontato dalle serie, anche quelle italiane. Un approccio basato sulla condivisione e l’ascolto del parere di tutti, anche se poi alla fine decide uno solo, chi ha la responsabilità, il capo. Le serie mostrano a tutti questa multidisciplinarietà, che è spesso diversa, lontana da un certo modo italiano di fare i medici, una conoscenza che altrimenti rischiava di essere nota solo a chi ha avuto la fortuna di lavorare negli Stati Uniti. L’ascolto reciproco, la condivisione dei punti di vista differenti, che io cerco sempre di applicare nel mio lavoro, con il mio staff, non può che portare miglioramenti alla professione”.



La seconda ragione è semplice, ed è spiegata su Novella 2000 così da Matteo Bassetti: “Finalmente anche la nostra categoria ha il suo momento di gloria. In televisione i “fighi”, passatemi il termine, erano prima gli sportivi, calciatori in testa. Poi gli avvocati e i poliziotti (gli investigatori non passano mai di moda!), quindi è arrivata l’ondata dei cuochi superstar. Adesso è il momento anche dei medici, grazie alle serie, e purtroppo anche a causa di quello che ha rappresentato e ancora rappresenta la Pandemia nella quotidianità di tutti. Da professore universitario, e papà di due ragazzi che vorrebbero fare il dottore – conclude Bassetti – mi piace che ci sia questo modo di vedere i medici, finalmente riconosciuti come un esempio di professione socialmente gratificante: in futuro magari ci saranno più giovani che sceglieranno di fare questo bellissimo mestiere che amo alla follia, piuttosto che sognare campi da calcio o aule di tribunale”.