La Germania sarà la prima nazione in Europa ad utilizzare la cura sperimentale con gli anticorpi monoclonali contro il coronavirus. Le nazioni stanno cercando di attrezzarsi con altre armi oltre al vaccino, e quella degli anticorpi monoclonali è una cura di cui da tempo si discute, avendo ad esempio guarito nel giro di breve tempo dal covid, l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Fatto sta che Berlino ha deciso di investire ben 400 milioni di euro per acquistare 200.000 dosi di anticorpi monoclonali (prodotti in Italia, a Latina), che verranno utilizzati negli ospedali universitari tedeschi dalla prossima settimana.



La cura sembra funzionare in particolare nel primo stadio del covid, e permetterebbe a chi la riceve di non aggravarsi con tutti gli effetti negativi che conseguono. L’Italia è decisamente indietro da questo punto di vista, tenendo conto che venerdì scorso l’Aifa, l’agenzia del farmaco, ha pubblicato un bando per lo studio clinico di questa cura.



BASSETTI E GLI ANTICORPI MONOCLONALI: “SIAMO ANCORA AL BANDO”

Lo studio dovrebbe durare almeno un anno di conseguenza non si avranno risposte concrete se non prima dell’inizio del 2022. Una situazione che ha fatto sbottare Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, nonché membro della task force anti covid ella regione Liguria, che attraverso Facebook ha scritto: “Vedere che la Germania ha deciso di acquistare gli anticorpi monoclonali e che l’Italia è ancora ferma al bando per lo studio, non fa onore alla medicina italiana. Nonostante l’impegno di Giorgio Palù che ha cercato di spingere per accelerare la sperimentazione, ad oggi se io ne avessi bisogno per un mio paziente, non li potrei utilizzare. Ma noi li possiamo usare anche se sono prodotti proprio a Latina? NO. Potevamo essere il primo paese in Europa a usarli e sperimentarli – ha proseguito Bassetti – e invece qualcuno ha deciso di ignorare la strada dei monoclonali. Chi lo ha fatto ha sbagliato e dovrebbe assumersene la responsabilità facendo un passo indietro”. Quindi il professore conclude, amareggiato: “Anche in questo caso non si sono ascoltati i numerosi medici e ricercatori che chiedevano da tempo di poterli utilizzare. Un’altra occasione persa. L’ennesima”.

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