Il prof Matteo Bassetti è intervenuto oggi nel corso della trasmissione Domenica In per fare il punto della situazione attuale. Quella che stiamo attualmente vivendo è la seconda ondata o la prima ondata che avanza? “Noi non abbiamo mai raggiunto i contagi zero, la chiamerei più una seconda coda della prima ondata. Io tendo a evitare di parlare di seconda ondata per evitare che la memoria torni alla prima”, ha replicato l’esperto. Rispetto ai malati in terapia intensiva i casi aumentano ma relativamente, mentre aumentano anche i guariti. Le cure rispetto a marzo scorso sono migliorate? Bassetti ha spiegato: “In questi 8 mesi abbiamo cambiato il modo di trattare i nostri pazienti, all’inizio andavamo anche in modo confuso. Oggi abbiamo idea del modo in cui l’infezione va trattata […] Rispetto alle cure intensive, si ha quando il paziente è instabile. Non è detto che chi va in terapia intensiva sia intubato, non è l’anticamera della morte, anzi si va per evitare questo”. Ovviamente, ha aggiunto, “Non significa che va tutto bene ma occorre dare un messaggio di speranza, dal momento che oggi siamo più bravi a gestire la situazione”. Parlando del vaccino contro la polmonite, Bassetti ha poi aggiunto che “Tutti i vaccini che aiutano contro le malattie respiratorie, aiutano anche contro il Covid”.



Il prof Bassetti ha poi parlato di farmaci, possibili cure e futuro vaccino. “Abbiamo il Remdesivir, farmaco antivirale molto attivo. Più usiamo una serie di altri farmaci accessori come cortisone e eparina. Poi l’anticorpo monoclonale è sicuramente quello che cambierà il paradigma di trattamento. Usandolo precocemente forse non ci saranno più le sequele tipiche di questo virus”. Per quanto riguarda il vaccino, “ci sono molti programmi di ricerca, si parla che nei primi mesi del 2021 potrebbe arrivare ma ci vogliono i tempi di produzione e immunizzazione. Ci vorrà tempo”. Il messaggio è quello di imparare a convivere con questo virus ed il modo migliore è conoscere le misure per prevenirlo e non avere paura. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



BASSETTI “ERRORE LE RESTRIZIONI NAZIONALI”

Mentre il Governo si appresta a varare nuove restrizioni anti-Covid da inserire nel Dpcm del Premier Giuseppe Conte, non tutta la comunità scientifica è schierata in pieno appoggio alla linea di “semi-lockdown” che si indirizza a perseguire l’esecutivo: il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie del Policlinico San Martino di Genova – già componente della task force Covid-19 di Regione Liguria – raggiunto dall’Adnkronos Salute lancia un appello al Cts e sottolinea i potenziali errori del Governo nel nuovo Dpcm. «Io non faccio il politico, queste decisioni le prendono i ministri su suggerimento dei sanitari», spiega Bassetti in riferimento all’incontro che oggi il Comitato Tecnico Scientifico terrà con il ministro Speranza per dirimere i punti chiavi del nuovo decreto. «L’errore però che non va commesso è dare raccomandazioni su base nazionale quando la situazione epidemiologica è diversa da Regione a Regione. Ci sono alcune che obiettivamente sono in difficoltà per l’aumento dei contagi e dei ricoveri, e lì c’è bisogno di una stretta maggiore, altre dove ci sono meno problemi», sottolinea ancora il professore coinvolto negli scorsi giorni in uno scontro a distanza con il collega dell’Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli.



L’APPELLO AL CTS DEL PROFESSOR BASSETTI

Il suggerimento del direttore Bassetti è invece rivolto direttamente ai membri del Cts: «va dato spazio a chi gestisce il territorio a livello locale. Le Regioni sono le prime ad avere interesse nel non far aumentare i contati e i ricoveri in ospedale perché poi devono gestire situazioni di emergenza». L’esempio fatto da Matteo Bassetti riguarda ovviamente la “sua” Liguria, con il caso La Spezia: «In questa città c’è stato un focolaio e si è deciso di irrigidire le misure e i controlli. Quindi, l’obbligo della mascherina all’aperto, restrizioni dell’orario dei locali, assembramenti vietati. Un po’ quello che stanno facendo anche in Francia, dove non è che hanno bloccato il Paese ma deciso misure restrittive dove necessario, ad esempio, a Parigi e Marsiglia». Forte perplessità veniva infine segnalata sulle riaperture di tutto il Paese in estate e le medesime ritornano oggi con le potenziali nuove chiusure generalizzate: «Allora non ero d’accordo con quella misura e oggi non lo sono sulla chiusura totale del Paese. Ora occorre delocalizzare questo tipo di decisioni. C’è una situazione di diffusione del virus molto variegata – conclude Bassetti – quindi è giusto valutare le misure restrittive solo dove servono. Auspico che un lockdown come l’abbiamo vissuto non ci sia mai più».