Si parla della polemiche delle etichette sul vino, così come da direttiva dell’Unione Europea, negli studi di Zona Bianca, programma in onda la domenica sera su Rete 4. Nell’occasione vi era in collegamento il professor Matteo bassetti, primario di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, che in merito alle recenti dichiarazioni della professoressa Antonella Viola sul rischio di una riduzione del cervello bevendo vino, ha spiegato: “Nel vino è contenuto l’etanolo e mi pare evidente che l’etanolo sia una sostanza cancerogena, dopo di che attenzione perchè nel vino ci sono anche i polifenoli, gli antiossidanti… non possiamo paragonare un bicchiere di vino ad un bicchiere di whisky ad un bicchiere di vodka, perchè questo è un errore dal punto di vista medico”.



Quindi Bassetti ha proseguito, riferendosi proprio alle parole della professoressa Viola: “Guardi, pur non essendo un argomento che rientra nella mia competenza ho studiato la letteratura e mi piace sempre guardare la scienza. L’articolo a cui la professoressa Viola fa riferimento è un articolo che dal punto di vista scientifico definirei quasi spazzatura, nel senso che in quel lavoro ci sono una serie di fattori di rischio che portano alla riduzione del cervello fra cui avere delle patologie vascolari e minor afflusso di sangue al cervello quindi è tutto tranne che provato che in qualche modo il vino riduca il volume del cervello”.



BASSETTI E VISSANI SUL CASO DELLE ETICHETTE SUL VINO

In collegamento al programma di Rete Quattro vi era anche il noto chef Vissani, che come Matteo Bassetti si è detto contrario all’etichettatura del vino per sottolineare il rischio cancro. Lo chef si è domandato: “Come mai dopo tutti questi anni di storia del vino italiano si sono accorti solo oggi? Per me stanno penalizzando il Paese Italia, anche se il perchè non lo so. dopo tutti questi anni – ribadisce – se ne sono accorti oggi? Adesso abbiamo scoperto dell’etanolo nel vino? Lo sa cosa diceva il medico svizzero Palacelso? Diceva che la dosa fa il veleno, dunque di che stiamo parlando? Come mai non mettono l’etichetta sulla birra?”, conclude Vissani con una provocazione.

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