Cina usa farmaco per il fegato, Bassetti: “Stessi errori del 2020”
In Cina l’aumento dei casi di Covid-19 ha portato ad un fermento generale, nell’ambito del quale è aumentata anche la richiesta di un vecchio farmaco per il fegato. Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, ne ha parlato sulle pagine dell’AdnKronos Salute, condannando la scelta sconsiderata della Cina: “È il segnale che a distanza di tre anni si ricommette l’errore già commesso con l’idrossiclorochina o con l’invermectina, ma con una piccola differenza: gli errori commessi nel 2020 erano anche ‘giusti’ perché si cercavano rimedi per un virus che non si conosceva“.
A detta dell’esperto, “Usare l’acido ursodesossicolico (Udca) ora è un errore imperdonabile perché prima di usare un farmaco sugli esseri umani bisogna fare studi di Fase 2 e Fase 3 e dimostrare che i risultati siano migliori della terapia standard con gli antivirali o i monoclonali. Mi sembra la bufala Covid del 2023, è l’antiscienza”. Il farmaco in questione è l’acido ursodesossicolico (Udca), medicinale fuori brevetto che si assume per bocca. Dopo la pubblicazione di uno studio su ‘Nature’, in Cina è corsa al farmaco che si pensa possa curare per il Covid, ma come spiegano gli esperti, così non è.
Bassetti: “Dobbiamo fare attenzione”
L’acido ursodesossicolico viene prodotto anche in Italia, in particolare dall’azienda Ice Group, con base a Reggio Emilia, che nell’ottobre 2019 è stata acquisita dal Fondo internazionale d’investimento Advent International. Bassetti ha ancora spiegato all’AdnKronos: “L’acido ursodesossicolico è un farmaco che si usa per il fegato e che in uno studio su ‘Nature’, in vitro, ha dimostrato di funzionare contro il Covid e le sue varianti, ma non è stato mai fatto uno studio sui pazienti”.
Secondo l’esperto, l’attenzione deve essere alta sia da parte della comunità scientifica, sia nei media. Non si possono infatti diffondere notizie false o fuorvianti e soprattutto, dopo tre anni di virus, utilizzare un farmaco non testato e del quale non si conoscono gli effetti e l’utilità: “Dobbiamo fare molta attenzione e anche i media devono stare molto attenti a comunicare certe cose: non basta un lavoro, anche se pubblicato su una rivista come ‘Nature’. Altrimenti si finisce che vale anche la cura con l’incenso o con il corno di rinoceronte”.