Matteo Bassetti, noto infettivologo e direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, in un suo recente intervento su Libero si è espresso nei confronti della sanità italiana, criticandone aspramente la politicizzazione e gli errori passati. “Qui in Italia, il medico è ritenuto un povero Cristo, la quint’essenza dello sfigato, una persona che deve lavorare solo per passione”, sostiene amareggiato.
“Lo Stato ci tratta come degli impiegati delle Poste”, spiega ancora Bassetti, ed “è tutto sbagliato, anche a livello economico. Le università italiane sfornano i migliori medici d’Europa ma gli ospedali li pagano male”, costringendo i medici a cercare fortuna all’estero o nel settore privato. “Non c’è nessuna meritocrazia. Gli scatti di carriera, e quindi di responsabilità e di stipendio, avvengono tutti per anzianità e questo si ripercuote negativamente sulla qualità del servizio”, continua a spiegare amareggiato Bassetti, che è ben conscio di quale sia il problema: “Il mondo della sanità, come tanti altri in Italia, è da sempre appannaggio della sinistra“.
I problemi della politica in sanità secondo Bassetti
Un’accusa, forse, dura quella mossa da Bassetti sulle pagine di Libero, ma che è pronto anche a difendere e spiegare a spada tratta. Basta pensare, spiega, “ai miei colleghi giunti alla ribalta grazie al Covid come me. Crisanti, Lo Palco e Pregliasco si sono candidati con la sinistra. E vogliamo parlare dei consulenti del ministro Speranza ai tempi del Covid?”. E proprio attorno al covid continua la sua riflessione sulla sanità.
“La prima ondata ha colpito Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Liguria”, spiega Bassetti, “ma non uno dei medici del CTS proveniva da quelle regioni. Ha gestito l’epidemia chi non l’aveva mai vista. Noi che la combattevamo in prima linea non siamo mai stati interpellati”. Dietro, secondo lui, ci sarebbero state solo questioni ideologiche, “il peccato di Speranza fu gestire un’emergenza medica privilegiando l’aspetto politico rispetto alle evidenze scientifiche”. Tuttavia, fortunatamente, Bassetti crede che Schillaci sia “preparato e non ha ancora sbagliato un colpo”, mentre crede che il centrosinistra abbia “bisogno di professionisti che diano consigli giusti, senza pregiudizi ideologici” e non si “medici che facciano politica”.
Bassetti: “Servono tecnici indipendenti”
Insomma, seppur la sanità secondo Matteo Bassetti sia effettivamente in crisi, un barlume di speranza all’orizzonte ci sarebbe. “È il momento di tentare un cambio di mentalità”, spiega, “si potrebbe creare un laboratorio di pensiero, con persone che abbiano idee nuove sulla sanità”, ma che sia scientifico e non politico. E all’esecutivo di Giorgia Meloni da un consiglio, “non si lasci sfuggire l’occasione di guidare la sanità con una nuova classe dirigente”.
Continuando nella sua riflessione, infine, Bassetti, riflette anche su quali siano dei possibili interventi per migliorare la sanità. “L’origine di tutti i mali”, spiega, “è la riforma Bindi. Imporre ai medici la scelta tra pubblico e privato ha svuotato gli ospedali di professionalità e abbassato la qualità del servizio pubblico”. E potrebbe essere questo un buon intervento secondo Bassetti, un’integrazione tra pubblico e privato. “Gli ospedali pubblici devono essere in grado di curare tutti nell’emergenza, di intervenire sull’acuto, ma prevenzione e ordinaria amministrazione possono essere in parte scaricate sul privato” accorciando le liste d’attesa e finanziando in generale tutto il sistema sanitario.