Molte morti attribuite al Covid non sono legate al coronavirus. A dirlo è stato nei giorni scorsi Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa, confermando una delle due ipotesi di Matteo Bassetti. L’infettivologo, infatti, da settimane chiede una commissione d’inchiesta per far chiarezza sui numeri italiani, più alti di qualsiasi altro paese europeo. L’alternativa per l’infettivologo era che i pazienti fossero curati male. «Le parole di Magrini confermano ciò che io dico da mesi: molti decessi di pazienti positivi, da gennaio 2022 a oggi, sono classificati come Covid, ma riguardano pazienti che, per via di altre patologie, sarebbero morti lo stesso», afferma il direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova ai microfoni de La Stampa. Bassetti è consapevole anche della difficoltà di affrontare l’argomento, visto che il Covid ha fatto tantissime vittime. «Ed è difficile parlare con un familiare di una vittima e dire “sarebbe morto lo stesso, anche senza virus”. Ma oggi, nel 2022, è spesso così», ha proseguito l’infettivologo.



Per rendere l’idea fa l’esempio della candidemia, una malattia che ha studiato e di cui Matteo Bassetti è esperto. La mortalità cruda è del 50%, quella attribuita invece del 10-15%. «Quindi il 70% di quei decessi è morto “con” la Candida, non a causa di questa». Di conseguenza, la mortalità cruda nel Covid in ospedale, secondo i calcoli di Bassetti, è di circa il 10%, ma quella attribuita dovrebbe essere al di sotto dell’1,5%, «minore della polmonite pneumococcica».



BASSETTI: CAMBIARE DEFINIZIONE DI “MORTO COVID”

La miglior sopravvivenza per quanto riguarda il Covid è legata alla disponibilità di una serie di farmaci che invece non ci sono per altre malattie, in particolare antivirali e monoclonali, «ma anche antinfiammatori e cortisonici a seconda del paziente che ci troviamo davanti». Per risolvere la questione dell’alto numero di morti Covid bisognerebbe secondo Matteo Bassetti «incaricare una commissione di inchiesta, composta da medici esterni selezionati sulla base dei curriculum. Parliamo di 30 medici». Inoltre, alla Stampa sottolinea che serve dare una definizione di “morto Covid” che per l’infettivologo dovrebbe essere: radiografia positiva con polmonite interstiziale, tosse e febbre e tampone positivo.



Peraltro, il medico rimarca che attualmente ci sarebbe da temere di più l’influenza, visto che per questa ci sono meno farmaci che per il Covid. Matteo Bassetti ci tiene a precisare che il problema non sono i medici italiani, ma è una questione che riguarda l’attribuzione del decesso. «Si andranno a visionare le cartelle cliniche negli ospedali per vedere se oggi, nel 2022, tutti i morti positivi sono effettivamente morti per Covid come avveniva nel 2020». In ogni caso, ritiene si possa fare di più sull’uso degli antivirali, ad esempio organizzare meglio la prescrizione dei farmaci, anziché lasciare soli i medici di base a gestire farmaci che hanno controindicazioni complesse. Infine, sulla vaccinazione in autunno siamo già in ritardo: «Spero sia creata una struttura simile a quella di Figliuolo, perché ci vorrebbe una regia centrale oltre, naturalmente, all’impegno delle regioni sul territorio» che «hanno dimostrato di essere pronte».