Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova, ospite di Chesarà… su Rai 3, ha commentato i risultati di un recente studio trasversale dal titolo “Association between self-reported mobile phone use and the semen quality of young men’, che è stato condotto da ricercatori dell’Università di Ginevra in collaborazione con lo Swiss Tropical and Public Health Institute e pubblicato su ‘Fertility & Sterility’. Esso mette in luce la correlazione tra la fertilità maschile e l’utilizzo dei dispositivi tecnologici.
“Lo studio dice che l’uso dei cellulari, in particolare degli smartphone, ha ridotto in maniera importante la capacità riproduttiva dei maschi. Dagli anni ’70 ad oggi abbiamo perso circa il 50% della potenza dei nostri spermatozoi. In quel periodo c’erano 100 milioni di spermatozoi per millimetro di sperma, mentre oggi ce ne sono 50 milioni”, ha riassunto. Il fenomeno è correlato alla tecnologia. “Più usi lo smartphone e meno spermatozoi hai, oltre a funzionare meno di quanto dovrebbero”.
Bassetti: “Potenza degli spermatozoi dimezzata a causa degli smartphone”. Il commento dell’esperto
La buona notizia che emerge dallo studio condotto in Svizzera e anche da altri risultati che arrivano da ulteriori ricerche portate negli Stati Uniti, però, è che le tecnologie di ultima generazione sono migliori rispetto a quelle del passato per quel che concerne l’influenza che esse hanno sulla fertilità e, in particolare, sulla potenza degli spermatozoi. “È stato riscontrato anche un cambiamento dal 2G al 5G. Il 2G riduceva in maniera più importante la capacità dei nostri spermatozoi, mentre il 5G emette meno onde”, ha rivelato Matteo Bassetti.
Sul tema però si continuerà ad approfondire. L’obiettivo infatti è quello di comprendere come e in che quantità questo fenomeno abbia influito sulla natalità. “La ricerca in questione non è randomizzata-controllata, ma pone interrogativi importanti. Dovremmo usare meno i telefonini e baciarci di più”, ha concluso il direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Policlinico San Martino di Genova.