Il professor Matteo Bassetti, primario di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, è stato ospite stamane in collegamento con Mattino 5, su Canale 5. Le prime parole del medico genovese sono state sulla quarta dose: “Io credo che bisognerebbe chiamarla in maniera diversa, perchè la quarta dose sa molto di collegata alle prime tre. Nella realtà la quarta dose, salvo per le persone immunodepresse che la faranno a distanza di circa 6 mesi dalla loro terza dose, la chiamerei più dose di richiamo, io credo che sia un po’ come si fa per l’influenza. Oggi è comunque prematuro parlare di quarta dose – ha specificato Bassetti – in quanto non sappiamo con che vaccino la faremo: sarà uguale a quello che abbiamo fatto fino a oggi o sarà un vaccino che copre le varianti? A che dosaggio lo faremo e quando lo faremo? Una signora l’altro giorno mi ha chiamato in clinica da me e mi ha chiesto quando doveva fare la quarta dose, nonostante non avesse ancora fatto la terza dose, quindi evitiamo fughe in avanti”.
Secondo Matteo Bassetti è invece fondamentale avere un’agenda chiara delle riaperture: “Credo sia fondamentale dare oggi un’agenda delle riaperture, non è sufficiente dire che finirà lo stato di emergenza. Bisognerà dire per quale attività resterà valido il green pass, per tutte o solo per alcune. dopo di che le mascherine al chiuso le continuiamo a utilizzare o non dovremo più utilizzarle, l’obbligo vaccinale si manterrà oltre il 15 giugno. Credo sia necessario dire alle persone dove andremo dal primo aprile in poi perchè dire ‘alleggeriremo’ è troppo generico io credo che dobbiamo andare più verso quello che hanno fatto altri paesi , senza continuare a dire come qualcuno fa che sono tutti degli stupidi quelli che hanno aperto”.
BASSETTI: “POSSIAMO PERMETTERCI DELLE RIAPERTURE, L’UCRAINA…”
“La sensazione – ha continuato Bassetti in diretta a Mattino 5 – è che oggi qualcuno dica che chi ha riaperto, inglesi, portoghesi, spagnoli, nord Europa da qualcuno viene visto come una fuga in avanti ma un paese altamente vaccinato come il nostro, oltre il 90 per cento della popolazione protetta, si può permettere di fare delle aperture”.
La chiusura dell’intervista è dedicata ai profughi che dall’Ucraina stanno giungendo in Italia: “Abbiamo oggi un numero enorme di persone che sta arrivando dall’Europa, oltretutto dall’Europa dell’est dove ci sono pochissimi vaccinati e li dobbiamo, come Europa, offrire la vaccinazione e la cultura di una vaccinazione. Le persone non si sono vaccinate non perchè non ci sono i vaccini ma perchè non c’è quella cultura che noi abbiamo sviluppato negli ultimi 30 anni, il problema non riguarda solo il covid, avevano focolai anche di poliomielite quindi i bimbi non sono stati vaccinati. E poi si è passati dal parlare al 100 per cento di covid a zero è un errore clamoroso”.