Le Regioni sono intenzionate a proporre l’allungamento della durata della validità dei tamponi per il rilascio dei Green pass, portandoli da 48 a 72 ore. Un’idea che non trova affatto d’accordo Matteo Bassetti, che si espone da un punto di vista scientifico. «Un tampone fatto 72 ore prima non è sicuro e non va bene come uno fatto 48 ore», ha spiegato il direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, le cui parole sono riportate dall’AdnKronos Salute. «In 72 ore una persona potrebbe essere in una fase di incubazione. Se uno studio mi dice che 1000 persone che fanno una tampone oggi dopo e tre giorni il test è valido, bene ma non credo che succeda in un altro paese del mondo», ha proseguito Bassetti.



Per questo motivo li definisce «provvedimenti che poi i cittadini non capiscono». Per ora però non si può parlare di provvedimenti, perché non è stata presa una decisione nel merito. «La mia opinione è sempre stata quella di rilasciare il Green pass solo a chi è vaccinato e chi ha fatto la malattia», ha proseguito l’infettivologo.



BASSETTI SU GREEN PASS E TERZA DOSE VACCINO

Matteo Bassetti ha contestato nuovamente la scelta di inserire anche i tamponi per ottenere il Green pass, definendola «un artificio all’italiana». L’infettivologo ha riconosciuto alla politica la facoltà di «decidere che il tampone dura una settimana o due giorni», ma ha ricordato che «per farlo ci vogliono argomenti scientifici». La questione, dunque, è molto semplice per Bassetti: «Chi si vaccina non ha problemi ed è gratis, il Green pass nasce per incrementare le vaccinazioni non il numero di tamponi». Ma ha anche parlato della terza dose di vaccino Covid, spiegando che «i dati che vengono fuori da Israele e da altri Paesi che hanno iniziato a fare la terza dose agli over 60 sono buoni».



Si tratta di una «dose booster che potenzia la risposta anticorpale». D’altra parte bisogna procedere gradualmente. Quindi, la priorità spetta a over 80 e fragili, «dopo gli altri piano piano entro l’anno». Quindi, chi ha meno di 65 anni avrà un richiamo annuale, ma non è una questione urgente. «Ci penseremo nel 2022, per quest’anno concentriamoci su chi è fragile e i super anziani. È comunque una buona strategia e i dati scientifici non lasciano dubbi sull’efficacia di una dose addizionale nel rafforzare l’immunità».