Tutti contro Walter Ricciardi: nella prima domenica del Governo Draghi, subito la prima querelle per le dichiarazioni del consigliere del Ministro Roberto Speranza che invoca all’Ansa un lockdown nazionale immediato. Dure le reazioni da politici di ogni segno ma netti anche i giudizi dagli scienziati che osservano da tempo l’evolversi della pandemia e l’allarme delle varianti Covid di queste ultime settimane: mentre Andrea Crisanti prende le “difese” del consigliere del Ministero della Salute, è l’infettivologo del San Martino di Genova Matteo Bassetti ad invocare parole e toni decisamente meno catastrofici di quelli usati da Ricciardi.



Nell’intervista a Open Online, il primario genovese sottolinea «Sono convinto che un lockdown nazionale sia una misura barbara: mette sullo stesso piano situazioni molto differenti non considerando una soluzione più mirata al problema. È bene ribadire che la variante “inglese” non uccide di più né si mostra più resistente ai farmaci, ha esclusivamente una potenza maggiore di contagiosità. Per questa ragione la strada giusta da percorrere è quella di chiusure estremamente localizzate e soprattutto rapide». Il nodo è infatti la variante inglese del Covid secondo cui – per la visione di Ricciardi, Crisanti e di buona parte del Cts nazionale – occorrerà mettere in campo misure straordinarie fin dalle prossime settimane: Bassetti predica “calma” e rilancia «Abbiamo scoperto di avere il 20% di variante “inglese” quando potevamo scoprirlo tre mesi prima analizzando il virus nei laboratori. Ora la chiamiamo “inglese” e ci spaventiamo ma non escluderei che all’inizio non fosse stata una variante milanese, brianzola o bergamasca. Quello che è successo a Milano tra ottobre e novembre con una prevalenza paurosa di casi probabilmente poteva essere già legato a una situazione di mutazione».



ALLARME VARIANTI, LA VERSIONE DI BASSETTI

Tutto era partito però stamattina dalle dichiarazioni di Walter Ricciardi all’Ansa, in merito alle domande sulla riapertura prevista per il 15 febbraio per tutte le attività dello sci: «È urgente cambiare subito la strategia di contrasto al virus SarsCov2: è necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata». Inevitabili le forti perplessità sollevate subito dopo da diversi soggetti pubblici, a cominciare da alcuni esponenti in appoggio del neo-nato Governo Draghi come Matteo Salvini della Lega e Giovanni Toti Governatore della Liguria, «C’è un presidente del Consiglio che si chiama Mario Draghi? Prima di terrorizzare 60 milioni di abitanti, fai il favore di parlarne con il presidente del Consiglio», attacca il leader del Carroccio.



A far eco a Ricciardi però le dichiarazioni del virologo di Padova Andrea Crisanti che all’Adnkronos ribadisce «Un lockdown nazionale? E’ quello che ho detto anche io. Fra una settimana la variante inglese si diffonderà a una velocità senza precedenti e qui si parla di riaprire tutto». Per Bassetti (e non solo) la variante non deve costringere un Paese intero a chiudersi e lo spiega ancora a Open: «Guardiamo cosa è successo in Liguria, oggi si trova in una zona arancione senza senso, con un’area di Genova che ha un Rt di poco superiore a 0,8. La decisione è stata presa per quello che è successo nell’area di Sanremo: lì si sarebbe dovuta prevedere una zona rossa circoscritta, senza coinvolgere l’intero territorio. Il sistema a colori non solo a livello regionale ma anche e soprattutto provinciale e locale è quello che ora può funzionare meglio anche per combattere le varianti. Il nodo è la rapidità. I dati che ogni volta vengono diffusi riguardano i 10 giorni prima, in questo modo si finisce per fare interventi pressoché inutili». Meno cabina di regia, più dati regionali: questa la ricetta del professor Bassetti, che conclude «le decisioni fisse prese da una cabina di regia non reggono più. Bisogna fidarsi di più di quello che viene fornito dalle Regioni e lasciare che agiscano con azioni contestualizzate ai problemi di ogni territorio. Poi si prevederanno controlli periodici delle strategie locali e dei dati forniti, ma l’idea dell’unica decisione per tutti non è più percorribile. E questo varrà ancora di più con le varianti “brasiliana” e “sudafricana”, più pericolose dell’”inglese” dal punto di vista dell’indebolimento del sistema immunitario». Postilla finale sul “cambiamento” del Governo non attuato sul settore della Sanità, a cominciare da Speranza: «è stato promosso a pieni voti come se la valutazione della gestione della pandemia sia stata più che positiva. La sensazione evidentemente è che sia andato tutto bene. La mia percezione è opposta. Quanti ultra 80enni abbiamo vaccinato? Praticamente nessuno. Arriviamo alla terza ondata con gli anziani esattamente nelle stesse condizioni della prima e della seconda. Facciamoci delle domande».