Sono in corso perquisizioni in tutta Italia in merito all’inchiesta che ha visto la chiusura nelle scorse settimane del canale Telegram no vax denominato “basta dittatura”, gruppo composto da migliaia di persone. Nel dettaglio, come riferito da numerosi organi di informazione online a cominciare da TorinoToday, sono in corso 17 decreti di perquisizione in diverse città della nostra penisola, tutte nei confronti degli attivisti più radicali. A loro vengono contestati i reati di istigazione a delinquere con l’aggravante del ricorso a strumenti telematici e istigazione a disobbedire le leggi.
Stando a quanto emerso, molte delle persone perquisite o in attesa di esserlo, sarebbero già note alle forze dell’ordine per aver aderito a posizione estremiste, ma anche per precedenti reati come ad esempio resistenza a pubblico ufficiale (anche con blocchi stradali e aggressioni nel corso di manifestazioni in strada), furto, rapina, estorsione ed in materia di stupefacenti. Figurano comunque anche delle persone incensurate, che si sono fatte attirare “dall’odio online”, cadendo quindi in questa rete anti vaccino e anti governativa. Nelle varie conversazioni pubblicate su Telegram, nota applicazione di messaggistica seconda per utilizzo solamente a WhatsApp, si parlava di “impiccagioni”, “fucilazioni”, “gambizzazioni”, con l’aggiunta di allusioni dirette a “nuove marce su Roma” e ad azioni di terrorismo.
BASTA DITTATURA, PERQUISIZIONI IN TUTTA ITALIA: EMESSI DUE FOGLI DI VIA A TORINO
In totale sono 16 le province coinvolte nell’operazione, fra cui Ancona, Brescia, Cremona, Imperia, Milano, Pesaro Urbino, Pescara, Palermo, Pordenone, Roma, Salerno, Siena, Treviso, Trieste, Torino, Varese. Stando a quanto aggiunge TorinoToday, il questore ha emesso due fogli di via ai danni di “due noti referenti di sodalizi no-vax torinesi anche per essersi resi responsabili di condotte criminose durante le manifestazioni di piazza, assumendo atteggiamenti oppositivi nei riguardi delle forze dell’ordine durante la gestione dei cortei non autorizzati”. Il canale Basta dittatura era divenuto negli scorsi mesi il nodo di collegamento fra tutte le proteste via web, e con il passare del tempo era degradato con un continuo incitamento all’odio e a commettere reati.