Lo psicoanalista e neuropsichiatra infantile Massimo Ammaniti ha rifletto, alla luce del caso di cronaca relativo alla morte di Giulia Cecchettin, sui giovani, sulla famiglia e sui valori sempre più carenti in questa società. E proprio dal punto di vista dei valori, si dice preoccupato e perplesso dalla “troppa scioltezza [con cui] si parla di fluidità. Le differenze di genere ci sono”, sottolinea, “non le possiamo cancellare né dobbiamo farlo”.
E la differenza principale che non si può ignorare, spiega Ammaniti, è quella psicologica, della quale “non possiamo non tenere conto”. Uno studio, infatti, ha appurato che “nella donna è più spiccata la capacità di immedesimarsi nell’altro e invece l’uomo è meno elastico”. Importante, insomma, per evitare che casi come quello di Giulia Cecchettin si ripetano, è riconoscere “le differenze di genere, il rispetto dell’altro. Capiamo”, invita ancora Ammaniti, “l’importanza dell’empatia”. Ritiene anche errato che in molti casi “si enfatizzano spesso alcuni aspetti maschili come positivi: la potenza fisica, il dominio”, ma “non si dice mai che la sensibilità è un valore più importante”.
Ammaniti: “La gelosia non è amore, non vanno confusi”
Cruciale per ridurre la violenza tra i giovani, sottolinea ancora Ammaniti, è che “i genitori [smettano] di compiacere i figli. È ora che imparino a gestire il contrasto con loro. Le famiglie hanno uno, al massimo due figli, e li tengono sotto la campana di vetro”. Sono soprattutto le mamme, spiega, a mettere i “figli maschi sul piedistallo in maniera eccessiva, sono genuflesse davanti a loro. Il figlio maschio viene sempre giustificato“.
Parlando invece dei rapporti amorosi, Ammaniti indica come segnali d’allarme di un possibile problema, o rischio per le ragazza, “la possessività, la gelosia eccessiva e il controllo. Spesso si confonde la gelosia con l’amore. Amore vuol dire occuparsi della persona che si ha a fianco rispettando la sua individualità e la sua libertà. Tutto ciò che è controllo fa male: geolocalizzazione, spunta dei messaggi, verifica degli orari e degli spostamenti”. In merito, infine, all’istituzione della cosiddetta educazione ai sentimenti proposta a scuola, Ammaniti la ritiene una buona idea, anche se sarebbe meglio “un lavoro mirato, di gruppo in cui ragazzi e ragazze si possano calare gli uni nei panni dell’altro“, reso tuttavia impraticabile dal fatto che “non abbiamo insegnati adatti a farlo”.