Terrorismo mediatico o vero allarme? Il caso delle analisi delle acque marine del litorale romagnolo, che ha visto interessate ben 22 spiagge, da Cervia a Cattolica passando per Rimini, ha preoccupato albergatori e gestori degli stabilimenti di quello che è uno dei tratti costieri in assoluto più affollati d’Italia. Dopo due anni di pandemia, poi, ci mancava la chiusura dei bagni. Ma cosa è successo?
Analisi biologiche a cura di Arpae Emilia-Romagna, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, avevano rilevato il superamento dei limiti della presenza del batterio escherichia coli in 28 siti sui 98 esaminati. Da qui il divieto di balneazione. La gente però non si è spaventata e ha tranquillamente continuato a fare il bagno. Il comune di Rimini ha poi eseguito una sua indagine autonoma dalla quale ha accertato che i valori non sarebbero stati superati. È ovvio che si tratta di una parte in causa, vietare la balneazione produrrebbe un danno economico enorme. Il divieto poi dopo nuove analisi di Arpae è stato fortunatamente eliminato in tutta la costa.
“L’escherichia coli” ci ha spiegato Paolo Tortora, professore ordinario del settore scientifico disciplinare Biochimica presso l’Università di Milano Bicocca, “è un batterio che si trova in molti mammiferi, uomini compresi, normalmente non patogeno in modo grave, ma comunque da tenere sotto controllo. Viene messo in circolazione tramite le feci, ma in questo caso, data la mancanza di piogge e il sistema fognario piuttosto sicuro di quella zona, sembra che la presenza nelle acque sia dovuta piuttosto alle alte temperature”.
Ci sono molto dubbi e domande aperte sulla presenza del batterio escherichia coli nelle acque di molta parte della Romagna. Le fogne, vista la forte siccità, sono chiuse, non ci sarebbero stati scarichi in mare. Come si può spiegare secondo lei?
L’alta temperatura è probabilmente il motivo più attendibile, essendo che questo batterio si sviluppa al meglio proprio quando si raggiungono i 37 gradi.
Cioè? Come succede?
La premessa che va data è che l’escherichia coli è un batterio che si trova nel tubo digerente di molti mammiferi, e anche nell’uomo. Di per sé quello che tecnicamente viene chiamato il ceppo selvatico, o anche normale, non è patogeno. La preoccupazione è legata al fatto che per sua natura è diagnostico di contaminazione fecale perché viene messo in circolazione per mezzo delle feci.
Da qui il sospetto che a diffonderlo nelle acque marine sia la rete fognaria, giusto?
Certamente. È un tipo di contaminazione che non è di per sé patogena, ma richiede comunque qualche cautela. Esistono infatti anche ceppi che sono patogeni in misura maggiore e con varianti che producono condizioni emorragiche gravi.
Si può arrivare anche al colera?
Sì, alcune varianti producono sintomatologie che sono simili al colera, come la diarrea batterica, o più gravi, come colite emorragica. Spesso leggiamo sui giornali che vengono riscontrati casi normalmente isolati, focolai molto ristretti, soggetti singoli che manifestano i sintomi di questa infezione, ma non epidemie vere e proprie.
Per capirsi: l’escherichia coli circola comunemente, anche con sistemi fognari di altro livello di sicurezza?
Diciamo di sì, lo abbiamo tutti per condizione naturale, è impossibile che non circoli del tutto. Il problema è quando si riscontra un accumulo diagnostico di una contaminazione fecale. Evidentemente in questo caso si sono prodotte condizioni ambientali che ne hanno aumentato la proliferazione o il non smaltimento nelle acque. Il batterio nel mare ci va in continuazione, però non è normale che si accumuli come dicono i dati diffusi.
Possono avere inciso le condizioni ambientali, il forte caldo?
La temperatura sicuramente gioca un ruolo importante. Il batterio si deve essere adattato ai 37 gradi che è anche la temperatura ottimale di crescita e questo può aver favorito la proliferazione. Anche la mancata circolazione delle correnti marine dato il clima può aver contribuito. Aggiungiamo anche il mancato apporto dei fiumi a causa della siccità, che può aver comportato uno squilibrio dell’ambiente marino. Normalmente in mare tutto si rimescola, le acque calme e calde invece ne hanno permesso l’accumulo.
Tutto questo ci dice che le nostre acque sono tenute sotto un buon controllo?
Sicuramente. Sappiamo che le spiagge e i tratti litoranei vengono costantemente monitorati. In questo caso c’è stata una vigilanza reale.
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