Si sta riabbassando l’età media dei casi di contagio da covid, e qualcosa di simile era avvenuto durante l’estate prima dell’esplosione dirompente della seconda ondata. Come denunciato dall’Iss la curva è scesa a 47 anni, mentre in estate era passata da 60 a 30 di media: “Potrebbe trattarsi di una fluttuazione – le parole del fisico Roberto Battiston, parlando ai microfoni dell’Huffington Post – per leggere il fenomeno e capire se c’è qualcosa di più, sarà necessario osservare con attenzione i numeri delle prossime settimane. Indipendentemente dagli ultimi dati, i giovani rappresentano parte integrante del processo epidemico, pur essendo colpiti in maniera meno severa dal virus. Il fatto che sovente siano asintomatici o paucisintomatici, e dunque spesso non vengano sottoposti a tampone, rende meno semplice l’individuazione dei loro casi e il relativo tracciamento. In altre parole: i più giovani possono contagiarsi senza neanche accorgersene, contribuendo alla diffusione del virus”.

Guardando a quanto accaduto in estate Roberto Battiston aggiunge: “si può ipotizzare che l’evidente calo dell’età media verificatosi in estate potesse essere connesso alla fine del lockdown di metà giugno, con l’aumentata mobilità e il ritorno ai rapporti sociali tra i giovani. Dopo agosto, la media anagrafica ha cominciato a risalire. All’inizio della seconda ondata, in ottobre, l’età si è attestata attorno ai 41-42 anni, crescendo fino a raggiungere soglia 49 anni. Da quel punto in poi, la curva è rimasta quasi costante. L’abbassamento di due anni riguarda l’ultima settimana analizzata”.

ROBERTO BATTISTON: “LA VERA SFIDA E’ BLOCCARE LA TERZA ONDATA”

Il fisico Roberto Battiston invita quindi a monitorare il fenomeno nelle prossime settimane “con attenzione”. Del resto i giovani rappresentano la classe sociale fra le più attive e mobili della società: “Si tratta perciò di una categoria che va protetta (con il vaccino, per esempio) oppure sottoposta a meccanismi di distanziamento sociale ‘ad hoc’ (come la didattica a distanza per la popolazione in età scolare)”. Proprio per questo è fondamentale “Avere i dati riguardanti la scuola, comprendendo tempestivamente le dinamiche degli eventuali contagi, ricostruendo i contatti e indagando fino a che punto si può attribuire al processo scolastico la diffusione del virus”. E ancora: “Affermare ‘la scuola è sicura’ non vuol dire nulla: senza mettere in discussione il ruolo dell’insegnamento in presenza, bisogna essere pronti a raccogliere ed analizzare dati complessi, comunicare i risultati al resto della popolazione e agire di conseguenza”. Secondo il noto professore dell’Università di Trento, c’è il rischio che la bolla possa esplodere da un momento all’altro: “Attualmente l’Italia conta circa 500mila infetti attivi registrati, dieci volte più che a settembre: un dato che sul territorio, tenendo conto dei casi non registrati, potrebbe essere il doppio o il triplo. In questa situazione, se l’indice Rt supera soglia 1, i contagi rischiano di esplodere mettendo il sistema sanitario fortemente a rischio. Abbiamo troppi infetti e non possiamo permettere alla bomba di riesplodere. Servono misure tempestive e criteri precisi: dobbiamo anticipare l’epidemia, non inseguirla”. Fortunatamente c’è il vaccino, che Battiston considera “La nostra super-mascherina per battere definitivamente il virus”.