«Dobbiamo stare attenti perché se l’epidemia si sviluppa con grande intensità tra non vaccinati, rimettiamo in tilt il sistema». Il monito è di Roberto Battiston, direttore dell’Osservatorio epidemiologico dell’Università di Trento. A Mezz’ora in più, su Rai 3, ha fatto il punto della situazione sull’epidemia Covid in Italia, spiegando che ora è come un’influenza solo per chi si è immunizzato. «Se fossimo come in Portogallo, dove il tasso di vaccinazione è all’85-86%, vicino all’immunità di gregge, condizione in cui l’epidemia tende a spegnersi da sola, allora il Covid sarebbe come un’influenza, che per i vaccinati così è, fatta eccezione per qualche caso raro». Il problema per il fisico è che in Italia ci sono 6-7 milioni di persone non vaccinate, il 10% circa. «Un numero che metterebbe in difficoltà il sistema sanitario. Sono troppi per un Paese che è sotto l’80%. Siamo ancora troppo lontani dall’immunità di gregge. Per loro non è un’influenza, ha la stessa pericolosità di un anno fa».
Se in Portogallo non c’è un’opposizione vaccinale, perché si vaccinano tutti tranne i bambini, il nostro Paese non è purtroppo in queste condizioni. «Non possiamo sottovalutare gli effetti se la popolazione non vaccinata fosse sistematicamente colpita. È vero che fra vaccinati e guariti i suscettibili sono diminuiti, ma 7 milioni sono ancora tanti e non possiamo permetterci che la situazione ci scappi di mano».
“AVANTI CON TERZA DOSE E VACCINI A BAMBINI”
Roberto Battiston si è lasciato andare ad una previsione. «Ora l’epidemia ha un ritmo di 2mila nuovi infetti in più a settimana, quindi a Natale in questa situazione potremmo arrivare a 25-30mila casi al giorno, che non vuol dire che si riempiranno gli ospedali. Quindi, bisogna procedere con la terza dose e partire rapidamente con la vaccinazione dei bambini per arrivare alla meta. Il green pass è un problema meno urgente». Il fisico inizialmente aveva spiegato perché registriamo delle ondate periodiche: «Il meccanismo di propagazione del virus segue un andamento esponenziale, tende a raddoppiare dopo un certo periodo di tempo e diventa molto intenso, ma poi trova dei limiti che ad un certo punto lo riportano in una condizione in cui non riesce a moltiplicarsi».
RAPPORTO TRA ONDATE ED EVENTI SOCIALI
Nella prima ondata ci si è difesi con il lockdown totale. «All’inizio l’indice Rt era altissimo, con il lockdown è sceso mentre il numero degli infetti è calato successivamente, per cui se non lo avessimo fatto, il picco sarebbe salito in modo straordinariamente violento». Ad agosto 2020 invece «l’indice Rt è salito, ma la quantità degli infetti era bassa», ma poi è arrivata la seconda ondata, «che è stata devastante, è stata stroncata solo perché ad un certo punto è stato introdotto l’obbligo delle mascherine. Poi sono arrivate le zone rosse».
Siamo arrivati a Natale 2020, momento in cui la discesa si è fermata, «perché le zone rosse sono sparite, guarda caso l’indice Rt è salito e la curva degli infetti ha smesso di calare». Ora la situazione è diversa: «Quest’anno invece non c’è stata un’esplosione di casi, infatti la quarta ondata è cominciata a fine ottobre, questo per la campagna vaccinale e il Green pass che ha contenuto anche la terza ondata».