“Alla BBC è stato consentito di mentire sul Covid”. A dirlo, come riportato da La Verità, è stato Mark Woolhouse, epidemiologo e consigliere del governo scozzese. Un’accusa pesante quella formulata nei confronti del più importante canale radiotelevisivo del Regno Unito, che farebbe riferimento alla tendenza a “segnalare ripetutamente morti o malattie rare tra giovani e adulti sani, come se fossero la norma, in modo del tutto antiscientifico”.
Lo scienziato, in tal senso, sostiene che questo comportamento sia stato messo in atto con l’obiettivo di generare tra i telespettatori la “fuorviante impressione” che tutti “fossero a rischio” e che non ci fossero discriminanti per lo sviluppo di conseguenze gravi della malattia. Il tutto in favore del Governo, che stava mettendo in atto le politiche di chiusura. “Sospetto che questa disinformazione sia stata lasciata persistere lungo tutto il 2020 perché forniva una giustificazione per le misure di lockdown agli occhi dell’intera popolazione”, ha affermato.
“BBC fu autorizzata a mentire sul Covid”, l’accusa di Mark Woolhouse
L’aspetto più preoccupante secondo l’epidemiologo Mark Woolhouse è relativo al fatto che la BBC non ha mai cambiato il suo registro comunicativo sul Covid, mantenendo dei toni allarmistici anche dopo che diversi studi avevano rivelato che il rischio di morire per i giovani era decisamente ridotto. Anche in questo caso le linee guida sarebbero arrivate dal Governo, che secondo la ricostruzione credeva che “un numero considerevole di persone non si sentisse ancora sufficientemente minacciato a livello individuale”.
La questione avanzata dallo scienziato, tuttavia, non è del tutto inedita. Già ben prima della pandemia infatti l’emittente è stata accusata da ex dipendenti di assecondare visioni propagandistiche o di parte su determinati argomenti. Anche nel caso del Covid, alcuni giornalisti hanno rivelato che si viveva in un “clima di paura”, soprattutto per coloro che osavano criticare le misure di chiusura, definiti come “dissidenti”.