La BBC ha ritirato un documentario su Gaza intitolato “Gaza: come sopravvivere a una zona di guerra“, che era disponibile sulla piattaforma video online Iplayer, in seguito alle polemiche scoppiate dopo la pubblicazione. L’accusa è partita dal reporter investigativo David Collier, che ha rivelato i legami stretti tra i bambini protagonisti del video e i membri di Hamas. In particolare Abdullah, un 14enne che nel filmato ha il ruolo di narratore, che risulta essere figlio di Ayman Al-Yazouri, alto funzionario dell’organizzazione e attualmente ministro dell’agricoltura.
Il caso poi è passato anche sul piano politico, con critiche che sono arrivate da alcuni parlamentari nei confronti dei dirigenti dell’emittente per non aver controllato accuratamente le fonti delle testimonianze. La leader del partito conservatore britannico Kemi Badenoch ha chiesto di aprire una inchiesta per far luce su eventuali fondi pubblici che potrebbero essere finiti nelle tasche dei terroristi, visto che, come afferma il quotidiano The Sun, la BBc avrebbe pagato 400mila sterline per il contratto di produzione con la compagnia indipendente Hoyo Films.
Le accuse alla BBC per il documentario su Gaza con protagonisti legati ai funzionari di Hamas
L’emittente pubblica britannica BBC, ha aperto una indagine per cercare di far luce sulla vicenda del documentario su Gaza, che doveva mostrare le condizioni di vita della popolazione locale durante la guerra ma che si è rivelato aver come protagonisti bambini legati a membri di Hamas. Alle accuse di aver probabilmente finanziato l’organizzazione terroristica con fondi pubblici, tralasciando il dettaglio sul protagonista figlio del ministro dell’agricoltura, si è aggiunto anche un ulteriore dettaglio svelato dal quotidiano The Telegraph.
Il giornale ha infatti scoperto anche che i cameraman che hanno lavorato nella produzione dei video risultano essere due giornalisti palestinesi, tra cui Hatem Rawagh, che sui social aveva celebrato festeggiando l’attacco del 7 ottobre 2023 e la morte degli ostaggi israeliani. I dirigenti della società radiotelevisiva si sono scusati pubblicamente affermando che nessuno era stato informato sulla provenienza dei protagonisti del documentario, tuttavia, poco prima della sospensione della messa in onda, i filmati erano stati modificati con una scritta iniziale nella quale si precisava l’identità del narratore, indicando anche che fosse il figlio di un funzionario di Hamas.