La Bce estende la raccomandazione di non pagare dividendi e non effettuare acquisti di azioni proprie fino al gennaio 2021. Regna sovrana la prudenza a Francoforte: così deve leggersi la richiesta dell’istituzione guidata da Christine Lagarde in materia di dividendi e retribuzioni dei manager che ha portato a chiedere alle banche del Vecchio Continente di adottare “estrema moderazione” nell’erogare bonus ai propri vertici “per preservare il capitale durante la crisi”. Dall’Eurotower arriva in particolare l’invito a non staccare cedole agli azionisti, né a effettuare operazioni di riacquisti delle azioni proprie. Una decisione, hanno precisato da Francoforte con Andrea Enria, a capo della Supervisione bancaria della Bce, che “non è stata presa a cuor leggero”. La Bce si è detta infatti “consapevole delle preoccupazioni avanzate dagli investitori”, ma “preferiamo essere prudenti oggi piuttosto che avere rimpianti domani qualora le condizioni economiche generali dovessero peggiorare ulteriormente”.



BCE ALLE BANCHE EUROPEE: “STOP AI DIVIDENDI FINO A GENNAIO 2021”

Nell’annunciare le sue decisioni, la Bce ha precisato che la raccomandazione “resta temporanea ed eccezionale e punta a mantenere la capacità delle banche di assorbire le perdite e a sostenere l’economia in uno scenario di eccezionale incertezza” che “rende difficile per le banche avere visibilità sul proprio capitale”. A far optare per un approccio improntato alla prudenza Lagarde e il board di Francoforte sono state le ultime analisi che hanno messo in evidenza come il “livello di capitale nel sistema potrebbe diminuire significativamente se si dovesse materializzare uno scenario grave”. A cosa ci si riferisce parlando di scenario grave? Non bisogna essere particolarmente fantasiosi per capire che si tratta di una seconda ondata di contagi da coronavirus in Europa, con conseguente ritorno al regime di lockdown nei Paesi dell’Eurozona. Nel caso questo cigno nero non dovesse presentarsi, “le banche con posizioni patrimoniali sostenibili – spiega la Bce – potranno prendere in considerazione la possibilità di riprendere i pagamenti dei dividendi”. Questo ragionamento sarà valido anche per quegli istituti che dovessero trovarsi ad operare al di sotto del livello di capitale previsto dal cosiddetto Pillar 2, a patto che l’andamento previsto “dimostri che le loro posizioni patrimoniali sono sostenibili a medio termine”. Insomma, a parte l’incertezza contingente, la situazione potrebbe migliorare, al punto che da Francoforte assicurano che le raccomandazioni su dividendi e superbonus potrebbero essere già riviste “nel quarto trimestre 2020, tenendo conto del contesto economico, della stabilità del sistema finanziario e dell’affidabilità della pianificazione del capitale”.

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