La Bce ha deciso di alzare i tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale: il tasso sui rifinanziamenti principali al 4%, quello sui depositi al 3,50% e quello sui prestiti marginali al 4,25%. Nessuna novità invece dalla Fed, che per la prima volta in quindici mesi ha lasciato i tassi d’interesse invariati. La Bce ha mantenuto il costo del denaro fermo in una forchetta tra il 5% e il 5,25%, riporta Tg Com24.



“L’inflazione in calo ma si prevede che rimarrà troppo alta per troppo tempo. Il Consiglio direttivo è determinato a garantire che l’inflazione ritorni tempestivamente al suo obiettivo a medio termine del 2%. Pertanto, oggi ha deciso di aumentare di 25 punti base i tre tassi di interesse chiave della Bce”, si legge nella nota diffusa nel pomeriggio: “L’aumento dei tassi riflette la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo delle prospettive di inflazione, la dinamica dell’inflazione sottostante e la forza della trasmissione della politica monetaria”.



Bce aumenta i tassi dello 0,25%

In base alle proiezioni di giugno, ci si attende l’inflazione al 5,4% nel 2023 con un calo al 3% nel 2024 e al 2,4% nel 2025. La presidente della Bce Christine Lagarde ha sottolineato che è “molto probabile” un rialzo dei tassi d’interesse a luglio “a meno che non ci sia un cambiamento concreto del nostro scenario”. In base alle simulazioni di Facile.it, è previsto un aumento delle rate dei mutui fino a 275 rispetto all’anno scorso. Non tardano ad arrivare le reazioni della politica italiana, così in una nota il sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze Federico Freni: “Alla luce del nuovo rialzo dei tassi, deciso dalla Banca centrale europea, è necessario avviare una riflessione, responsabile e puntuale, sulla durata di una politica monetaria restrittiva che sta scaricando contraccolpi pesantissimi sull’economia reale. Le ragioni che sottendono alla necessità di riportare l’inflazione a un livello più contenuto devono tenere conto dell’impatto sulle famiglie e sulle imprese in termini di costi per i mutui e i prestiti. Occorrono – conclude – equilibrio e una rinnovata sensibilità per valutare, sulla base dei dati, se la medicina stia avendo gli effetti desiderati”.

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