La Banca Centrale Europea lancia l’allarme per lo choc petrolifero causato dalla guerra in Ucraina. A rischio c’è la crescita del pil dell’intera Europa. La notizia è stata rilanciata dall’Ansa e anticipa quello che sarà il contenuto del Bollettino economico della BCE, che sarà pubblicato integralmente questo giovedì 4 agosto. Secondo la BCE, infatti, il rialzo permanente del 40% delle quotazioni di petrolio potrebbe avere come effetto un “declino di circa lo 0,8% del Pil potenziale dell’Eurozona nel medio termine”, provocando quindi una possibile recessione dell’Unione Europea.



Un altro studio citato dalla Banca Centrale Europea mostra anche come le azioni di risparmio delle famiglie europee possano soltanto mitigare l’impatto dello choc energetico. Infatti, appena il 20% delle famiglie è riuscita a risparmiare di più. In aggiunta, questo aumento è concentrato soprattutto tra i redditi più alti, mentre le famiglie a medio e basso reddito sarebbero riuscite a risparmiare di meno oppure per nulla. La teoria suggerisce che una crescita permanente dei prezzi del petrolio dovrebbe ridurre la produttività e la capacità di crescita dell’economia, creando così le condizioni per un aumento dell’inflazione.



Choc petrolifero, le prime ipotesi già a luglio

Già a luglio gli esperti della banca d’investimento giapponese Nomura avevano stimato le cause di una possibile recessione nell’intera zona dell’Unione Europea. Questa previsione era stata riferita anche dal Guardian e si concentrava su tre fattori in particolare: le nuove vette raggiunte dall’inflazione, l’aumento registrato dalle tariffe energetiche e una minore domanda proveniente dagli Stati Uniti, il tutto strettamente collegato alla guerra in Ucraina. Lo studio aveva anche ipotizzato una contrazione dell’economia europea nella seconda metà del 2022, fino a un calo dell’1,7% del Pil fino all’estate 2023.



L’Europa è infatti ancora strettamente collegata alla Russia, nonostante la decisione di isolarla applicando le sanzioni economiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. La Russia gioca infatti ancora un ruolo importante a livello di approvvigionamento di petrolio e gas, per questo motivo lo choc petrolifero preannunciato dalla BCE potrebbe avere ben presto conseguenze sull’intero continente. Secondo gli analisti di JP Morgan, se la Russia dovesse decidere di diminuire la produzione di petrolio di 5 milioni di barili al giorno, allora come conseguenza il prezzo del greggio al barile potrebbe sfiorare i 380 dollari, cioè triplicare rispetto alle attuali quotazioni.