Nel giorno di chiusura, il Meeting di Rimini avrà oggi tra i suoi ospiti l’economista Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, che abbiamo raggiunto prima del suo arrivo alla kermesse in corso nella città romagnola.
Il titolo dell’incontro cui partecipa è “Mercato unico, euro, Pnrr: quale sviluppo economico per l’Ue?”. In confronto ad altre aree, quella europea sembra faticare nella crescita del Pil e a livello industriale. Come si può far ripartire l’economia europea?
L’economia europea è già in fase di ripresa. In ciascuno dei primi due trimestri di quest’anno, il Pil dell’area dell’euro è cresciuto dello 0,3% sul trimestre precedente. Secondo le previsioni elaborate a giugno dagli analisti dell’Eurosistema, la crescita complessiva per il 2024 dovrebbe assestarsi introno allo 0,9% che non è un numero eccezionale ma comunque rappresenta un’accelerazione rispetto allo 0,6% del 2023. La ripresa dovrebbe consolidarsi nel 2025 e nel 2026 con un aumento del Pil del 1,4% e dell’1,6% rispettivamente. Purtroppo alcuni segnali di raffreddamento dell’economia emersi durante l’estate sono un campanello d’allarme circa la fragilità della ripresa e vanno monitorati con attenzione. Oltre il medio termine, per tornare a una crescita solida, sostenibile e continua dobbiamo trovare rapide soluzioni al fatto che i principali motori della crescita, demografia e produttività, si sono fermati o non vanno alla velocità auspicata.
All’avvio di un nuovo mandato per la Commissione Ue, assume maggior momento il ruolo delle strutture centrali dell’Unione nell’indirizzare la politica economica, in particolare sui fronti della transizione eco-energetica e digitale e ora anche di sfide come la costruzione di un sistema europeo di difesa. Già il Recovery Plan ha sperimentato la capacità dell’Ue in quanto tale di indebitarsi per finanziare strategie concepite in termini comunitari. Entro il 2029 matureranno le condizioni per il lancio degli eurobond?
Finanziare le sfide a cui lei accenna è impegno gravoso. A giugno alcuni colleghi della Bce hanno pubblicato un Blog sul sito nostro in cui calcolano che per affrontarle avremo bisogno di investimenti aggiuntivi per 5.400 miliardi di euro tra il 2025 e il 2031. Aggiuntivi significa in più rispetto alla media storica. Sempre secondo i colleghi, circa 1.300 di questi 5.400 miliardi dovranno essere di fonte pubblica, in parte provenienti da fonte Ue e in parte dai bilanci nazionali. Una capacità fiscale comune può aiutare nel reperire queste risorse, ma non dobbiamo nasconderci che questo tema è molto controverso e fonte di divisione tra i diversi Stati membri. Del resto, qualche giorno fa il Governatore della Banca d’Italia proprio al Meeting di Rimini ha spiegato i vincoli che abbiamo dal lato delle finanze pubbliche e la fondamentale importanza di contenere i debiti pubblici; la coperta pubblica è quindi corta, ed è perciò evidente che il grosso delle risorse deve venire dal settore privato.
La Bce si accinge in settembre a elaborare nuovi passi di politica monetaria. La Presidente Lagarde ha prospettato in via generale una riduzione dei tassi di interesse e alcuni banchieri centrali dell’Eurozona (fra cui Fabio Panetta) si esprimono con decisione a favore di scelte di stimolo in funzione della ripresa. Quali spazi e condizioni si profilano nell’ultimo scorcio del 2024 e nella prima metà del 2025?
Il nostro impegno è quello di riportare l’inflazione all’obiettivo del 2%. Molta strada è stata fatta dal picco di oltre il 10% di quasi due anni fa. Tuttavia, non siamo ancora all’obiettivo anche se siamo sul sentiero giusto e procediamo con velocità adeguata. A luglio abbiamo registrato un tasso di inflazione del 2,6%; secondo le previsioni dello staff della Bce, oscilleremo intorno a questi valori fino alla fine dell’anno. Quindi prevediamo che per l’intero 2024 l’inflazione dovrebbe attestarsi al 2,5%. A partire dall’inizio del prossimo anno dovremmo avere una discesa più decisa dell’inflazione che dovrebbe tornare all’obbiettivo entro la fine del 2025. Nella media del 2025 prevediamo una inflazione al 2,2% e una del 1,9% per il 2026. Le decisioni in merito ai tassi saranno prese di volta in volta e in coerenza con l’evoluzione dei dati in modo da mantenere un grado di restrizione monetaria coerente con il rientro dell’inflazione nei tempi descritti.
Cybervalute e fintech costituiscono un fronte sempre più caldo e complesso: quali sono le linee-guida aggiornate della Bce?
Con l’emanazione di MiCAR (la Market in Crypto Asset Regulation), la cui applicazione si completerà alla fine di quest’anno, l’Europa è stata tra le prime giurisdizioni a dotarsi di un sistema di regole organico per disciplinare il mondo dei crypto-assets, rappresentati da tokens emessi su infrastrutture a registro distribuito, le cosiddette DLT. MiCAR, tra l’altro, prevede una chiara tassonomia di questi prodotti distinguendoli, principalmente, sulla base dell’esistenza o meno di un ancoraggio del loro valore a un’attività sottostante. Questo è il quadro di riferimento all’interno del quale si muove la Bce per l’esercizio delle responsabilità che le competono, così come riconosciute dallo stesso regolamento MiCAR, secondo cui la promozione del regolare funzionamento dei sistemi di pagamento è uno dei compiti fondamentali da assolvere tramite il Sistema europeo di banche centrali. Nella sua azione di sorveglianza sugli strumenti e sugli schemi di pagamento, la Bce si è tra l’altro dotata di uno specifico quadro di riferimento, il cosiddetto PISA framework (Payment Instruments, Schemes and Arrangements framework), che include nel suo perimetro applicativo anche gli ecosistemi relativi ai nuovi mercati dei crypto-assets.
Esistono già delle piattaforme che consentono di effettuare dei pagamenti istantanei e transfrontalieri in euro, in alcuni casi persino senza commissioni. Qual è, quindi, il ruolo che potrebbe avere l’euro digitale?
Il ruolo fondamentale dell’euro digitale è quello di preservare la libertà dei cittadini di pagare ed essere pagati con moneta pubblica in tutti i Paesi dell’area dell’euro e per i più importanti casi d’uso. Questo ruolo è svolto oggi dal contante che è un mezzo di pagamento sul quale l’Eurosistema fa affidamento oggi e per il futuro. Il contante è inclusivo permettendo di pagare anche a chi non ha conti bancari o postali, a chi non ha mezzi elettronici per pagare o è a disagio nell’usarli. Per questo stiamo lavorando all’ideazione della terza serie delle banconote in euro. Tuttavia, il contante ha delle importanti limitazioni che diventano sempre più vincolanti in un mondo sempre più integrato e digitale. Il contante non si può usare per i pagamenti a distanza, particolarmente per quelli che coinvolgono persone in altri Paesi e per transazioni on line. L’ euro digitale è il contante dell’era moderna; ne preserva i vantaggi come la privacy, la facilità d’uso, l’inclusività, superandone i limiti connessi con la diffusione dei pagamenti transfrontalieri e on line. Nessun altro mezzo di pagamento esistente fornisce simultaneamente tutti questi servizi.
Infine, a inizio mese abbiamo assistito a una forte “turbolenza” sui mercati finanziari: il nostro sistema bancario resta immune da rischi?
Il sistema bancario europeo ha mostrato una buona resilienza di fronte ai grandi shocks degli ultimi anni e al cambio di orientamento della politica monetaria; non è stato così in altri Paesi. Credo che questo sia il frutto delle importanti riforme messe in campo in Europa a partire dalla grande crisi finanziaria e quella dei debiti sovrani, non ultima quella dell’istituzione del Meccanismo unico di sorveglianza. In questi anni le banche hanno rafforzato la loro posizione patrimoniale e la loro redditività. Questa è una buona base di partenza per affrontare le importanti sfide che il sistema bancario ha di fronte; tra tutte spicca quella di accompagnare la decarbonizzazione dell’economia e quella della resilienza rispetto ai rischi cyber.
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