La Banca centrale europea la scorsa settimana ha tagliato i tassi di interesse dello 0,25%, con l’idea di non abbassarli nuovamente a breve, in particolare nella riunione del Consiglio direttivo del 18 luglio. Resta da capire se, fermo restando il principio di indipendenza della Bce, il risultato delle votazioni per l’Europarlamento, in particolare a seguito della decisione del Presidente francese Macron di indire elezioni anticipate che si terranno a fine mese, potrà cambiare questo quadro. Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «i dati macroeconomici avrebbero giustificato un taglio dei tassi di mezzo punto la scorsa settimana. Può darsi che l’incertezza che si percepiva sul risultato delle europee abbia portato a prendere una decisione all’insegna della cautela. Senza dimenticare che si parla di segnali relativi alla possibilità che l’inflazione possa rialzare la testa».



In effetti, le previsioni della stessa Bce sull’inflazione sono state riviste al rialzo. C’è davvero il rischio di assistere a una risalita dei prezzi?

Di sicuro non come conseguenza di una una domanda aggregata significativamente superiore all’offerta. Bisogna, quindi, guardare al costo del lavoro per unità di prodotto, che può scendere solo se aumenta la produttività del lavoro, oggi debole in tutta Europa, e al mark up, che al suo interno contiene i profitti delle imprese, ultimamente piuttosto consistenti. Stiamo parlando di fattori su cui la Bce non può incidere direttamente.



Cosa potrebbe incidere direttamente su questi fattori?

Sulla produttività, una vera politica industriale che manca da tempo. Se le imprese destinassero parte dei loro profitti all’aumento dei salari, invece, si potrebbero anche evitare ulteriori spinte inflazionistiche. Il punto centrale, in ogni caso, è che una politica monetaria orientata esclusivamente alla riduzione del tasso di inflazione restringendo l’attività produttiva, come quella che si sta perseguendo, è la cosa peggiore che possa capitare.

Fermo restando che la Bce è indipendente nell’esercizio delle sue funzioni, il risultato delle europee potrebbe avere qualche riflesso sulle sue scelte?



Penso che possano averlo soprattutto le conseguenze del risultato in Francia, dove tra l’altro si tornerà alle urne a fine mese. In questa situazione potrebbe mettersi in moto uno spostamento di risparmi e capitali.

Probabilmente verso l’area del dollaro….

Esattamente e questo renderebbe più difficile un nuovo taglio dei tassi da parte della Bce, perché l’euro rischierebbe di svalutarsi alimentando ulteriori spostamenti di capitali verso asset denominati in dollaro.

Ed è difficile pensare che la Fed possa tagliare presto i tassi.

Sì. A mio avviso resta valido il classico canone del legame tra ciclo elettorale e ciclo economico. In buona sostanza, per l’Amministrazione uscente è importante riuscire ad arrivare alle presidenziali con un’economia in cui i fattori chiave sono a posto. E gli ultimi dati sul mercato del lavoro sono stati positivi. Pertanto, dalla Fed non arriverà sicuramente un incentivo per la Bce a tagliare ancora i tassi a breve.

Se, dunque, non può tagliare i tassi, cosa può fare la Bce riguardo anche alle conseguenze delle elezioni europee?

Non può tagliare i tassi a breve, ma la Bce, come ha già fatto in altre circostanze – pensiamo, banalmente, all’acquisto di titoli di stato – può inventarsi altre forme di intervento. Certamente l’Eurotower potrebbe avere un occhio di riguardo per la situazione francese e questo gioverebbe anche all’Italia. Diversamente, in assenza anche di una politica fiscale espansiva, corriamo il rischio di andare incontro a un rallentamento dell’economia europea, al contrario di quelle che sono le aspettative della stessa Bce.

(Lorenzo Torrisi)

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