IL MONITO DELLA BCE: “I TASSI DEVONO SALIRE ANCORA IN MISURA SIGNIFICATIVA”

Altro che stop ai tassi di interesse, la Bce “raddoppia”: la Banca Centrale Europea continuare ad alzare i tassi in misura significativa «per riportare l’inflazione al 2% sul medio termine». Lo annuncia Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce e considerata da sempre una dei “falchi” della Banca Ue, intervenendo al simposio sulla indipendenza della banche centrali organizzato dalla Riksbank (la banca centrale di Svezia).



La Schnabel ha riportato quanto emerso nell’ultimo Consiglio direttivo con la Presidente Lagarde del 15 dicembre scorso, ripetendo la frase chiave che aveva fatto non poco infuriare il Governo italiano (e non solo): «il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse debbano ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio termine». Da queste parole emerge dunque l’intenzione della Bce di attuare un nuovo rialzo «significativo» dei tassi di interesse sull’economia Ue alla prossima riunione del Consiglio il prossimo 2 febbraio 2023. Secondo quanto anticipato finora dalla Presidente Christine Lagarde, l’aumento prossimo dovrebbe essere effettuato di 50 centesimi.



TASSI & BCE, ORA COSA PUÒ SUCCEDERE

Restringendo così le condizioni di finanziamento per limitare l’inflazione, a livello generale aumenteranno diversi altri costi in Europa nei prossimi mesi: secondo Schnabel però «l’alta inflazione di ora è una tassa sugli investimenti. aumenta l’incertezza, distorce i segnali sui prezzi rilevanti per le decisioni sugli investimenti, e potrebbe rallentare la crescita della produzione come è accaduto negli Usa negli anni ’70». Secondo il “falco” tedesco della Bce, l’inflazione «non calerà da sola. Quello che è iniziato come uno shock dei prezzi relativi si è gradualmente trasformato in un aumento su larga scala del livello generalizzato dei prezzi».



Se la Banca Centrale Europea non dovesse intervenire in maniera strettamente necessaria come in questo momento, c’è il rischio «di dover alzare i tassi ancor più fortemente in futuro, per riancorare le aspettative dell’inflazione sul 2%», sottolinea il “Sole 24 ore”. Nell’ultimo bollettino economico sugli sviluppi dei salari da inizio della pandemia, la Bce ha fatto sapere ieri che «La crescita dei salari nei prossimi trimestri dovrebbe essere molto forte rispetto ai modelli storici. Ciò riflette mercati del lavoro robusti che finora non sono stati sostanzialmente influenzati dal rallentamento dell’economia, dagli aumenti dei salari minimi nazionali e da un certo recupero tra salari e alti tassi di inflazione». Nella zona euro, sottolineava ancora l’Eurotower di Francoforte, «i salari reali dei consumatori sono sostanzialmente inferiori rispetto al periodo precedente alla pandemia» e questo porterà con ogni probabilità i sindacati a chiedere aumenti degli stipendi ben più ampli nei prossimi mesi di contrattazione. In termini però di politica monetaria, chiosa la Bce, si teme che dall’inflazione elevata di dicembre (9,2%), si possa perpetuare «se la fissazione dei salari fosse adeguata su base più permanente». Sempre qualche giorno fa il capo economista di Francoforte, Philip Lane, ha sottolinea come «ci vorranno diversi anni prima che gli stipendi si adeguino completamente ai recenti shock».