Il cessate il fuoco non giunge a imporsi nelle terre che furono dell’impero zarista e poi di quello sovietico: cartina di tornasole dell’emergere sempre più globale di un sistema di relazioni internazionali ad alta sismicità perenne. Tutto si disgrega perché i punti peristaltici sono crollati perché  crollati sono gli Stati, disgregati da circa un secolo: a cominciare dal Patto Briand-Kellogg del 1928 che avrebbe dovuto assicurare agli umani la pace kantiana perenne, per finire ai nostri giorni, con la selva di istituzioni internazionali che tagliano a fette le relazioni di potenza con l’illusione di sostituirle con gli accordi funzionali che trovarono con l’Ue il loro terreno di elezione.



In fondo il discutere italico e financo europeo (o almeno di quello che dell’Europa come cultura ancora esiste, dopo il rifiuto delle sue giudaico-cristiane radici) sulla questione dei tassi d’interesse e dell’attribuzione delle cariche burocratiche direttive riflette il cambiamento d’epoca che abbiamo attraversato con i quarant’anni di regolazione liberista dall’alto e la creazione di quella special purpose agency chiamata Bce. Essa compra titoli di stato delle nazioni di essa fondatrici, ma non può agire come una vera e propria banca centrale nonostante stampi una moneta unica e non possa difenderla come fa la Fed, per esempio sui mercati mondiali.



Essa, di più, cammina sulla testa anziché sui piedi e, pur dinanzi a una crescita del prezzo dei beni fisici fossili-energetici, chiama la crescita dei prezzi che ne deriva inflazione tout court e pensa di combatterla con mezzi monetari anziché contrastare i monopsoni che restringono le quantità offerte. Ma i tassi che s’alzano non sconfiggono i monopsoni e incrinano la sostenibilità delle imprese per l’aumento dei costi di produzione non riversabili sui consumatori. Insomma, un disastro.

Lo stesso di quello che si crea con il famigerato sistema Bassanini, ideato per implementare uno spoil system non all’anglosassone ma all’estrazione di potere italico a favore o di potenze straniere – pensiamo all’alluvione di Lejon d’honneur che si abbatte d’allora sulle italiche sponde – o a favore dei partiti “ulivisti” che per circa trent’anni hanno dominato il Bel Paese, smembrandolo con una dovizia di amor della distruzione degli asset strategici che rimarrà nella storia mondiale.



Insomma, che oggi si levino lamenti e giuste rivalse per superare questa catastrofico stato di cose non solo è comprensibile, ma inevitabile per non affondare. O almeno così – sturzianamente – a tutti gli uomini di buona volontà dovrebbe apparire!

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