La Bce pone l’accento sull’importanza degli investimenti nella transizione verde e nelle energie rinnovabili. Solo in questo modo, mettendo nel mirino l’accordo di Parigi e la neutralità climatica, è possibile aumentare la stabilità finanziaria, ridurre i costi a medio termine e abbassare rischi fisici per imprese, famiglie, banche e investitori istituzionali: questa è la conclusione riportata dal Sole 24 Ore del secondo stress test climatico di rilevanza macroeconomica condotto dalla Banca centrale europea e focalizzato sul rischio di transizione verde nell’arco dei prossimi otto anni. Il rapporto pubblicato ieri indaga con un approccio top-down tre scenari focalizzati sulla sola transizione green – accelerata, differita e ritardata – e i loro impatti su famiglie, imprese, banche e investitori istituzionale.



Bce: “Meno rischi finanziari con investimenti verdi accelerati”

Come rimarcato dal quotidiano economico, il rischio di credito peggiora e la probabilità di arrivare al default aumenta tanto più la transizione verde viene rallentata e rinviata. “Dobbiamo raggiungere la neutralità carbonica per evitare rischi esistenziali alla natura, alle persone, alle nostre economia”, le parole del vicepresidente della Bce Luis de Guindos: “Procrastinare può essere più facile e meno costoso nell’immediato, ma significa che pagheremo di più dopo”. In altri termini, la Bce sponsorizza la transizione più rapida diretta a un’economia a zero emissioni, stigmatizzando una transizione meno incisiva, a prescindere dagli incredibili costi della transizione: gli investimenti verdi nei tre scenari analizzati fluttuano tra 2.500 e 3.200 miliardi di euro nell’arco dei prossimi otto anni. Questo secondo stress test climatico è molto diverso dal primo del settembre del 2021, ma bisogna tenere conto dei tempi diversi (8 anni contro 30) e il contesto macroeconomico differente (impennata dei prezzi dell’energia solo nel secondo scenario).

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