Da Vilnius, dove ha preso parte a un evento per festeggiare i dieci anni dall’ingresso della Lituania nell’euro, la Presidente della Bce Christine Lagarde ieri ha detto che “se i dati in arrivo continueranno a confermare le nostre previsioni di base, la direzione di marcia è chiara e ci aspettiamo di abbassare ulteriormente i tassi di interesse”. Dal suo punto di vista, non è più giustificato mantenere il costo del denaro a un livello “sufficientemente restrittivo” vista la debolezza della crescita economica. E ha aggiunto che la Banca centrale europea al momento colloca il tasso neutrale (quello che non dà luogo né a una politica monetaria espansiva, né restrittiva) tra l’1,75% e il 2,5%. Abbiamo chiesto un commento a Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano.
Professore, cosa pensa di queste dichiarazioni della Presidente della Bce?
Evidentemente deve esserci stato un ripensamento, perché fino all’altro giorno sembrava doversi escludere un’ulteriore riduzione dei tassi in tempi brevi. Credo, pertanto, si tratti di una buona notizia: potranno, come avvenuto già quest’anno, scendere i costi del credito e dei mutui, liberando risorse per i consumi, soprattutto di beni durevoli. Potrebbe trarne giovamento, in particolare, il settore delle costruzioni. Non so dire quale possa essere stato l’elemento che ha portato a questo ripensamento, se il tutto sia riconducibile alla situazione della Francia, visto anche il taglio del rating operato da Moody’s sul suo debito sovrano venerdì scorso.
Nel comunicato diffuso dopo la riunione del Consiglio direttivo di giovedì scorso è stato spiegato che la politica monetaria della Bce permane restrittiva. Ora Lagarde ha evidenziato che questo livello dei tassi non è giustificato vista la debolezza della crescita. Dunque, si sta prendendo atto della situazione dell’economia reale?
Credo di sì. In queste situazioni, tra l’altro, c’è anche il rischio di arrivare troppo tardi. Probabilmente si è preso atto della situazione economica europea e si è cercato di creare un effetto positivo sulle aspettative, tramite un messaggio sulla diminuzione dei tassi, che non fosse troppo in là nel tempo, visto che le decisioni di politica monetaria dispiegano i loro effetti dopo non poco tempo dalla loro approvazione.
Lagarde ha lasciato intendere che presto potrebbe iniziare un dibattito sul livello del tasso neutrale. Cosa pensa della forbice indicata dalla Bce?
Non è semplice individuare questo tasso che dovrebbe essere compatibile con un’economia che marcia a regime senza problemi relativi all’inutilizzo della propria capacità produttiva. Va anche detto che c’è sempre il pericolo che un lieve rialzo dell’inflazione possa frenare il percorso verso il raggiungimento del tasso neutrale.
Il mese scorso il Governatore della Banca d’Italia Panetta ha detto che, se necessario, i tassi andrebbero portati sotto il livello neutrale, applicando quindi una politica monetaria espansiva. Cosa ne pensa?
Penso che nel caso dovrebbe essere una politica espansiva cauta. E non è da escludere che ci si arrivi se guardiamo a come nel corso di quest’anno è cambiata la posizione della Bce. Forse si è guardato anche alla diversa dinamica produttiva esistente tra Stati Uniti ed Europa.
Potrebbe verificarsi qualche problema se la Bce tagliasse i tassi più rapidamente della Fed?
Può darsi che l’andamento dell’inflazione negli Stati Uniti porti la Fed a tagliare meno rapidamente il costo del denaro. Esiste un margine di tolleranza, ma se il divario tra i tassi di Bce e Fed si ampliasse troppo si potrebbe generare un rischio di cambio che sarebbe sfavorevole, visto che andrebbe a rafforzare le chance di crescita degli Stati Uniti sottraendo capitali all’area dell’euro.
Tenendo conto della situazione dell’economia europea e dell’incognita dazi della nuova Amministrazione Trump, di quanto la Bce dovrebbe tagliare i tassi nella prima parte del 2025?
Fare previsioni è sempre difficile. Io penso che la politica ottimale sia quella di non diluire i tagli in tempi troppo lunghi. Vanno bene, quindi, anche riduzioni dei tassi di piccola entità, purché siano frequenti.
(Lorenzo Torrisi)
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